Il veleno ha tante modalità, tante porte di accesso e tanti sistemi per esprimere il suo funesto potenziale.
Ma da che mondo è mondo il veleno più tristemente narrato in letteratura e in medicina usa la bocca come porta di ingresso o stazione di transito.
Non è mai abbastanza, ribadire il ruolo di “centrale-filtro”, merlato bastione difensivo, nei confronti dell’esterno, del nostro, solo apparente, delicatissimo organo masticatorio…..
Il cibo viene finemente analizzato ed esaminato da tutto il sistema legato alle fauci e i nostri recettori sensoriali sarebbero in grado di percepirne le prime pericolose avvisaglie se solo...
Se dobbiamo affrontare una battaglia contro la pericolosità di un certo tipo di cibo, prima ancora di disquisire e conoscere il nemico, che è indubbiamente sempre più sofisticato, imprevedibile, subdolo e tecnologicamente manipolato… vediamo su cosa possiamo fare affidamento, quindi le risorse naturalmente disponibili per far fronte all’aumentata pericolosità di ciò di cui ci nutriamo.
Piccole azioni tattiche di difesa struttureranno la nostra strategia.
Partiamo col grido di battaglia: alleggerire!
Non possiamo far conto su una truppa che si deve muovere zavorrata di sovraccarichi biochimici. Intendo dire questo: le nostre mucose orali sono agili sistemi reattivi, se però non hanno subito anni di super lavoro e non si sono intossicate di inquinanti che le hanno ispessite, irrigidite e soprattutto assopite…
Quindi risvegliate la potenziale sensibilità del vostro primo sistema analitico!
Osservate il colore: come cambia al mattino dopo un bel sonno ristoratore, in un periodo senza stravizi: tutto il rivestimento della bocca sarà roseo e omogeneo, una lavagna pulita in cui gli accidentali, inevitabili eventi “biochimici” (la mangiata, la bevuta, lo stress, la stanchezza: tutte cause di intossicazioni!) dialogheranno con immediatezza con voi, meglio della lista degli ingredienti di ciò che avete mangiato…
Sveglie e pimpanti, le mucose, segnaleranno veleni alimentari (con l’unico mezzo a loro disposizione: l’infiammazione), dandoci la consapevolezza e la prova-provata della qualità del cibo sul quale orientarci, comunicando, grazie ad un sistema operativo straordinario, con le mucose più profonde, in un network da fare invidia ai sistemi operativi più sofisticati…
Prendeteci “gusto” a stimolare il gusto… e il gusto non inquinato non mente mai.
La prima tattica della nostra strategia si chiama ascoltarsi…
Voi mi direte “che fatica”! Ebbene sì!! Una vera fatica.
La consapevolezza è fatica e, per rimanere in ambito strategico, questa è già una mossa diplomatica per non arrivare mai alla guerra!
Attenzione alla temperatura del cibo, non possiamo annientare le nostre difese “ustionando” regolarmente le mucose.
La stessa cosa, e non c’è bisogno di ricordarlo, viene anche provocata da sostanze estremamente aggressive, come i super-alcolici (con il loro allarmante abuso tra gli adolescenti), che con quella traccia di fuoco che lanciano, rimbambiscono bene bene le mucose , alterando tutti gli equilibri, Ph, idratazione, ispessimento difensivo, fin nelle retrovie connettivali.
In generale, l’ispessimento della mucosa ottunde la percezione e l’eventuale “veleno”, occultato da elaboratissime pietanze, non viene intercettato prima che si inoltri verso il secondo livello di difesa.
Osservate, coccolate e idratate le mucose, saranno vostre intelligenti alleate!
Se, complici le lusinghe visive di alcuni cibi (la “vista”, ahinoi, in questi casi lavora per il nemico! L’olfatto un po’ meno...), l’insulto biochimico del cibo spazzatura, può essere, anche se percepito, sottovalutato e messo in grado di superare la prima difesa.
Esso sarà, quindi, elaborato dalla mucosa dello stomaco, che non essendo visibile ha molti meno mezzi, per manifestare precocemente il suo allarme in maniera diretta, ma lo farà grazie al network di cui sopra.
Se il contatto diretto non è stato sufficiente, controllate dopo mezza giornata se ci sono variazioni… sarà sorprendente scoprire che, se a voi è sfuggito qualcosa, alle vostre mucose orali, no!
Forme cancerose o precancerose del cavo orale, trovano terreno predisponente su queste alterazioni reattive trascurate e protratte nel tempo.
Normalmente a tali problematiche si sovrappone un insulto meccanico cronico, (la protesi non ribasata, il margine debordante, la corona scheggiata, il giochetto ossessivo di masticarsi la guancia, il labbro) e se a questo si aggiunge qualche altro squilibrio sistemico o il fattore età, purtroppo il quadro diventa a rischio.
Perché l’età? Perché fisiologicamente le mucose con l’avanzare degli anni tendono ad una maggiore secchezza, e tutto il sistema perde l’agilità reattiva di cui prima parlavamo, le gengive si assottigliano.
Tutto questo fa parte di una normale evoluzione, ma la natura quando ha stabilito ciò, non avrebbe potuto prevedere che il sistema alimentare della nostra epoca storica non avrebbe più concesso tregua a nessuno…
A questo punto abbiamo familiarizzato e messo a punto la struttura difensiva e con molto piacere cambio immagine e, dall’ambito guerresco, assai poco a me confacente, passiamo a vedere la bocca come un raffinatissimo laboratorio di analisi deputato a elaborare il cibo, meccanicamente (triturazione) ma anche e soprattutto con una minuziosa, accurata trasformazione della sostanza alimentare con la liquefazione, l’alcalinizzazione, la neutralizzazione, la trasformazione dell’amido e l’identificazione del “non-buono”.
Allenate la vostra bocca ad intercettare e smascherare il veleno!
E allora!! mi si dirà, tutti questi ragionamenti, alla fin fine, dove relegano il piacere, il gusto, l’appagamento a cui il cibo è, e deve essere, associato?… provate, siate attivi!… e sarà una sana straordinaria scoperta verificarne il piacere.
Tutto quanto detto non vuole essere una semplificazione del problema, assai articolato, delle patologie neoplastiche del cavo orale, che sono un mondo estremamente complesso e purtroppo in aumento, tant’è che, da alcuni anni, la maggior associazione di categoria odontoiatrica italiana, ha indetto la giornata nazionale per la sensibilizzazione a queste problematiche (Oral Cancer Day). Ma ho colto l’occasione per ribadire l’erroneo atteggiamento fatalistico che spesso adottiamo nei confronti di malattie che insorgono anche per una errata cultura comportamentale.
Nelle campagne toscane, ancor’oggi, i vecchi, per definire qualcosa da mangiare, di buono, sano, appetitoso e appagante, esclamano: “ah! una vera medicina!”.
Noi figli degli anni ’60, strapazzati e cavie delle miracolistiche invenzioni delle multinazionali farmaceutiche, non utilizzeremo mai un’espressione del genere, mai!
Ma inguaribili idealisti, vogliamo attaccarci ancora al sogno che, nella quotidianità, la scelta consapevole del nostro cibo, torni ad essere accompagnato dal ritornello delle mamme di una volta: “Mangia che ti fa bene!”