La gravidanza (endogestazione) è solo l’inizio di un viaggio importante, è l’imput a un cambiamento che condurrà la donna fino al parto in un susseguirsi di tappe fisiche, ormonali e affettive.
E’ il percorso attraverso cui il corpo e l’anima della donna si trasformano per dare origine al nuovo, al bambino che arriva.
La parte antica del cervello, l’ipotalamo, dove stanno scritte le competenze biologiche del processo riproduttivo, si risveglia e trasforma piano piano la donna in madre. Il processo raggiunge l’apice durante il parto, quando attraverso la concentrazione, lo sforzo e l’impegno, il corpo e l’anima della donna danno spazio alla nascita di un nuovo essere umano. Il neonato a sua volta metterà in atto le sue risorse per adattarsi alla terra che lo accoglie, supportato dalle braccia forti e protettive dei suoi genitori.
Ma il processo non è ancora concluso.
Con la nascita inizia la seconda parte del viaggio, l’esogestazione, che altro non è che il periodo dedicato dalla natura all’accudimento, quando la prolattina (l’ormone dell’amore materno) suggerisce alla donna le competenze e i gesti quotidiani per far crescere il suo bimbo, che contemporaneamente matura e mette a punto il suo adattamento alla terra acquisendo capacità fisiche ed emotive: oggi i padri, fino a poco tempo fa marginali in questo processo, si sono avvicinati e desiderano condividere con le loro compagne questo viaggio profondo e coinvolgente.
Per entrare in sintonia con questo percorso - già scritto dentro di noi - dobbiamo però imparare a riaffidarci a un’istintualità che ci porti “dentro”, a un ascolto interiore che conduca ogni donna a incontrare se stessa e a trovare la sua modalità nel percorrere il suo viaggio.
E a scoprire e nutrire il concetto di attesa paziente, nel senso di dare il tempo alle situazioni di maturare e trasformarsi: attesa in gravidanza che il corpo della donna sia pronto per partorire e il bambino pronto a nascere, attesa durante il parto che l’apertura si compia, attesa durante l’esogestazione che il bambino e la madre crescano fino al punto di diventare autonomi l’uno dall’altro.
La nostra realtà sociale ci ha fornito molti strumenti “tecnici” per affrontare la gravidanza e il parto in sicurezza sotto forma di analisi dettagliate del sangue e delle urine, ecografie di primo e secondo livello, indagini varie per prevenire patologie di vario genere.
Seppure importante, l’approccio “medicalizzato” non è sufficiente. La donna ha bisogno anche di altro, di ritrovarsi, di ricollocarsi in una realtà che la mette sotto sopra, di essere seguita e ascoltata, di condividere con altre donne le sue emozioni. In questo cammino in genere entra in gioco l’ostetrica che è la figura che da sempre, dalla notte dei tempi, accompagna e ha cura delle donne e dei bambini in gravidanza, durante il parto, l’allattamento e il puerperio.
La nascita di un bambino per ogni donna, per ogni coppia e per ogni creatura che viene al mondo è un evento unico e irripetibile, indelebile e sacro. E’ un evento insieme culturale, ma anche innato, spontaneo, inevitabile e infine anche involontario. E’ la vita che si ripete, si rinnova, si moltiplica e diventa eterna attraverso le generazioni.
E’ un evento da rispettare, di cui avere riguardo e cura, da coltivare e amare come ogni seme che permette al mondo di continuare a esistere.
Il lavoro dell’ostetrica è quello di valorizzare al massimo la naturalità di questo evento e di promuoverne la fisiologia: a differenza del medico, che ha il ruolo di diagnosticare, curare e guarire, l’ostetrica accompagna un processo che è già scritto e che si differenzia in ogni donna a seconda della sua storia personale, della sua nascita, dell’ambito culturale in cui vive e delle sue aspettative sociali. Non esiste un solo modello precostituito, ma ogni donna-coppia-bambino può e deve trovare il modo più armonico per sé di accettare e favorire i cambiamenti legati al processo della nascita.
L’ostetrica ascolta, accompagna, cerca di far uscire le competenze da ogni donna: ha una funzione “maieutica”, tira fuori ciò che ogni donna ha dentro. Non prende il “posto di”, ma è “insieme”. Negli incontri individuali ascolta e aiuta la madre ad ascoltare a sua volta il bambino e a entrarci in relazione. Aiuta a fare il punto, a seguire le trasformazioni fisiche ed emotive e adattarsi. Conoscendo a mente il percorso, tranquillizza e rassicura la donna sulla “normalità” di ciò che le succede. Ma sa distinguere tra fisiologia e patologia e individuare, quindi, precocemente le situazioni a rischio che necessitano l’intervento di altri operatori (ginecologo, ecografista o altro specialista). Inoltre, l’ostetrica possiede strumenti importanti per accompagnare la donna nel percorso dell’attesa. Sono i corsi di preparazione alla nascita e di lavoro sul corpo. L’obiettivo di questi “incontri” è quello di facilitare il confronto tra donne e coppie che stanno vivendo la stessa esperienza al fine di promuovere uno scambio culturale ed emotivo, e fornire informazioni che aiutino le donne e le coppie a orientarsi per fare scelte più consapevoli e personalizzate.
Riflessioni fondamentali per scegliere liberamente come e dove partorire, come accogliere il proprio bambino, come allattarlo e entrare naturalmente in relazione con lui.