Vedo spesso nel mio ambulatorio ragazzine alla loro prima visita ginecologica.
Adolescenti accompagnate da mamme responsabili e corrette che poi escono dall’ambulatorio per lasciare le figlie parlare in confidenza con me.
Mamme che non vogliono essere troppo “amiche”: mantengono quindi un dialogo con reciproco rispetto ma preferiscono che sia una “specialista” a raccogliere le confidenze delle figlie in fatto di amore, sessualità e contraccezione.
E durante la prima visita ginecologica di una adolescente di questo si parla: di amore, sessualità e contraccezione.
Si parla anche di scuola, di amici, del rapporto coi genitori perché questo apre alla confidenza e rassicura la ragazza che frequentemente arriva tesa e preoccupata.
La visita ginecologica spesso non si fa nemmeno… invece si parla molto e io cerco di ascoltare molto.
Cerco di capire che tipo di relazione d’amore ha la ragazza, che tipo di rispetto ottiene dal proprio partner, cerco di avere la certezza che non ci sia violenza psicologica o fisica, cerco di scoprire se ci sono comportamenti pericolosi: dall’uso di droghe alla promiscuità sessuale, a comportamenti anoressici o bulimici.
Insomma cerco di accertare che la ragazza stia facendo il suo regolare/confuso/difficile percorso adolescenziale all’interno di una certa “normalità” basata soprattutto, per me, sul rispetto di se stessa e degli altri.
Anni fa insegnavo educazione sessuale alle scuole superiori: nelle classi delle più giovani parlavo delle conoscenze più “tecniche” della fecondazione e della gravidanza e le alunne sembravano capire cosa dicevo... ma poi inaspettatamente mi facevano domande apparentemente fuori contesto, illogiche, nate solo dall’emotività, dalla suggestione, dalla confusione che comunque agita l’animo di ogni giovane adolescente.
Come se il livello razionale venisse improvvisamente sopraffatto da quello emozionale e non permettesse una esatta valutazione delle informazioni apprese.
Ricordo una paziente venticinquenne che mi raccontava di essere rimasta incinta per errore a 15 anni dopo una quasi-violenza sessuale e di aver vissuto una gravidanza di nove mesi vestendosi con vestiti sempre più larghi e piangendo in continuazione senza sapere il perché; i genitori (entrambi docenti universitari) non si accorsero di nulla (era anche estate) fino al giorno del parto, quando chiamarono il medico di famiglia perché la figlia aveva un forte mal di pancia…
Questa esperienza fa riflettere sulla difficoltà di mettere insieme la nostra parte razionale e quella emotiva… e questo è particolarmente vero per una adolescente nella quale la sensibilità e la emozionabilità sono alle stelle.
E così continuo a vedere ragazzine che usano la pillola ma sono preoccupate solo di ingrassare o fanno l’amore con il preservativo e capiscono come usarlo solo dai telefilm pomeridiani.
Durante la visita ginecologica, le ragazze mi raccontano il loro primo rapporto, spesso intorno ai 15 anni e me lo raccontano senza grandi emozioni, senza domande; come fosse una cosa scontata e un po’ distante da loro.
Con più passione mi raccontano le liti con le amiche, le dinamiche del loro gruppo, i tradimenti, le problematiche a scuola.
Il sesso sembra essere una cosa che si fa ma che ha ancora (a quell’età) una debole componente emotiva e di consapevolezza.
Sono le ragazze più grandi, dopo i 20 anni, che mi chiedono chiarimenti sul piacere sessuale, sull’orgasmo, sulle differenze fra la sessualità maschile e femminile.
Le ragazzine magari fanno l’amore 2-3 volte la settimana ma non parlano di piacere, di intimità… come se fosse per loro una specie di ginnastica più o meno piacevole ma staccata da sé stesse e dalle cose importanti della loro vita.
C’è sicuramente un abuso della sessualità nella nostra società: se ne parla troppo, se ne vede troppa, dalla pubblicità alla televisione, alla musica: il sesso invade le
giovani vite degli adolescenti diventando una cosa essenziale e scontata come la coca cola, il motorino, gli SMS.
Non è più tanto una scelta, un domandarsi quale sia il momento giusto, un rimandare in attesa del compagno ideale…
E’ come se facesse parte di un “pacchetto promozione”: fidanzato con sesso.
Una sessualità spesso scontata, non matura, non consapevole; un “tutto e subito” che non lascia spazio alla lentezza dei tempi giusti, e alla difficoltà di crescere dell’anima, dell’intimità, della relazione.
Come se la sessualità entrasse in un binario separato e andasse avanti da sola, mentre la vera crescita emotiva e relazionale potesse intanto avvenire su altri piani della vita.
Una volta vista come peccato la sessualità creava traumi e blocchi. Ora forse il pericolo è più sottile, più difficile da definire, più soffuso.
Un pericolo che è legato alla banalizzazione del corpo e dei corpi, alla semplificazione eccessiva e superficiale quindi, spesso, alla noia. E da qui può nascere il rischio della ricerca dell’eccesso per compensare.
Per fortuna nelle mie ragazzine è un rischio che rimane lontano, mentre riconosco in loro in questo loro
momento una grande immaturità abbinata ad una smisurata voglia di essere grandi, con tanta confusione, sgomento, emotività. Una voglia di fare in fretta. Ma è comunque una fase verso un’evoluzione di crescita.
La mia sensazione è che molto spesso questo scollamento iniziale fra sesso e vita affettiva venga poi a risolversi.
Presto o tardi la giovane donna viene in ambulatorio e mi racconta il suo corpo e la sua intimità insieme al suo cuore e al suo amore.
Allora mi sembra inizi una crescita più integrata di corpo e anima e cuore, una ricerca di equilibrio e di armonia che durerà tutta la vita.