Le generazioni che ci hanno preceduto vivevano seguendo modalità educative tramandate, che solo di rado e con difficoltà potevano essere messe in discussione.
Nell'affidarsi ad un sapere tramandato, intrecciate a un insieme di norme piene di amorevole saggezza, erano contessute regole prive di senso, o che l'avevano perso strada facendo, trasformandosi in vere e proprie violenze.
Il secolo appena trascorso ha voluto spazzar via le une e le altre, ma specialmente le prime, giudicate antiquate e da sostituire con modalità più ”scientifiche”, razionali.
D'altra parte è pur vero che viviamo in tempi che necessitano di modalità educative adeguate ai profondi cambiamenti con cui ci stiamo confrontando.
Che cosa potrebbe essere utile sapere? Come orientarsi nella nostra caotica epoca quando si voglia affrontare il difficile compito educativo?
“Chi é senza peccato scagli la prima pietra”.
Nella tradizione ebraica vi era la norma che per le adultere si procedesse alla lapidazione: una legge che determinava un'azione a priori, benché insensata.
La vittima è lì, immobilizzata, e ci sarà qualcuno che, legittimato, si china per primo a raccogliere una pietra e la lancia. Altri, automaticamente, ne imitano il gesto: si deve fare così.
Nel caso citato viene offerta la possibilità che prima di agire si pensi, si sollevi il dubbio, si “tasti” interiormente la propria azione.
L'effetto è che un uomo si allontana per primo, poi gli altri lo seguono.
Il Cristo e l'Adultera restano soli sulla scena.
Questo tipo di prassi può aiutarci a prendere contatto con un elemento molto importante per la pedagogia moderna.
Ogni volta che mi devo accollare il peso di una decisione, di un “sì”o di un “no”, e specialmente se questa riguarda un essere umano che ci è affidato, dovrei essere in grado o almeno provare a pensare, riflettere se in me agisca un automatismo o se pure io stia scegliendo in base ad un motivo cosciente, percepito come vero.
Le domande che ci poniamo a livello più o meno cosciente:
Che obiettivo mi pongo nei confronti dell'essere umano che a me si è affidato?
Cosa considero giusto, adeguato per il suo futuro?
Come posso fare il suo bene?
dovrebbero trovare sempre una risposta che sia consona a ciò che riteniamo giusto, buono, adeguato per lui.
Se questa è una nostra necessità, decidere senza ascoltare queste nuove leggi interiori, può portarci ad effetti che non corrisponderanno alle nostre aspettative.
Per chi vuole scegliere in base a dei motivi, spesso lo scenario sociale risulta irto di contrasti. ”Si fa così perché lo fanno tutti”: se il nostro motivo non ha gambe robuste e la corrente dell'automatismo è molto potente è facile trovarsi a vacillare.
L'altro problema è costituito dal voler trovare modalità educative che ci appaiano sensate, efficaci. Ecco che ripescare negli aspetti sani della tradizione può venirci in aiuto.
Per esempio, l'essere attenti a far sì che un bambino possa accomodarsi nel binario dei ritmi quotidiani del sonno, del cibo, della cacca... in questo ambito i “sì” e i “no” non dovrebbero essere necessari, perché è un ambito in cui non siamo liberi di scegliere e dove dovrebbero campeggiare appunto solo ritmo e benessere.
Decidere per una nascita non ospedalizzata, nella propria casa.
O ancora: l'allattamento al seno, ora tornato parzialmente in auge, ma che presuppone un poco di conoscenza pratica, per la verità fortemente avversata negli anni dal dopo guerra: il risultato è che non si può più confidare nel sostegno delle donne più anziane, occorre farsi aiutare da chi abbia voluto tutelare il filo della memoria.
Quando poi si tratta di avvicinare il nostro protetto alle comunità infantili, ci troviamo ad incontrare il moderno dogma dell'educazione scolastica anticipata.
Esso in sostanza sostiene l'assoluta priorità del sapere intellettuale, non lasciando spazio a tutte le altre competenze umane.
Mettere in dubbio questo dogma è molto faticoso, perché anche noi siamo cresciuti all'interno di questo tipo di credo, e quindi tendiamo a dire ”sì” alla lettura del “librino” e magari ”no” ai pasticci delle prime pappe autogestite dal bambino, oppure ai tentativi di arrampicata sull'albero.
Scegliere un percorso educativo in cui si privilegi la magica attività che trasforma la materia in espressione piena di bellezza: l'arte e il lavoro manuale.
Privilegiare le abilità fisiche, l'equilibrio, il movimento sensato ovvero finalizzato, sono i nuovi “sì”così difficili da ottenere in questo tempo perché questo tipo di percorso comporta aver chiaro un programma educativo che tenga conto delle tappe di sviluppo dell'essere umano; pazienza, abilità e, al solito, profonda motivazione da parte dell'educatore e in più serve il coraggio di affrontare la realtà fisica.
Confrontarsi con la realtà può anche comportare un margine di rischio, e d'altra parte sapersi arrampicare su un albero senza cadere, magari sbucciandosi un poco le ginocchia, significa sviluppare una serie di competenze rese ancor più preziose dalla coscienza del confronto con un pericolo che si sa come fronteggiare.
Questo è il contrario di ciò che avviene ad es. con i discutibili ed estremamente diseducativi “gonfiabili” di plastica, dove l'errore non comporta rischi, anzi, si può fare “come ci pare” senza danno, perché l'atterraggio è sempre e comunque attutito: l'apoteosi dell'irrealtà.
In questo mondo moderno il frutto prezioso dei”sì” e dei “no” in ambito educativo, scelti in base a motivazioni personali, è proprio la possibilità di crescere uomini capaci di sapersi tenere in piedi sulla terra e in grado di andare a propria volta verso l'elemento della libertà.