La salute è il primo pensiero per chi vuol conoscere l'omeopatia, considerata come la capacità di mantenere l'equilibrio della forza vitale, di quella forza che ci è assolutamente necessaria per poter vivere.
Tutte le medicine tradizionali considerano la forza vitale, nominata con termini diversi ma equivalente nel senso e questo perché l'umanità è la stessa nella sua essenza in ogni luogo e in ogni tempo e quindi molto simile è la sua considerazione della salute.
La forza vitale governa la salute dandoci la capacità di reagire a quelle che vengono chiamate le forze nemiche alla vita; allargando il concetto questo significa che la malattia non è mai omeopaticamente una condizione statica, uno stato, come la considera l'allopatia, bensì una condizione dinamica fatta di interazioni continue fra la nostra condizione interiore e le condizioni esterne a noi.
Possiamo dire anche che la salute è la nostra capacità di adattamento; specularmente come omeopata posso dire che l'adattabilità è un criterio che uso per vedere quanto un/una paziente sta guarendo.
Adattarsi significa elasticità, capacità reattiva o addirittura fantasia reattiva e questo vale sia per il piano biologico-fisiologico (le mie cellule sanno adattarsi ad un aumento di zucchero nel sangue nel caso sia golosa, quando non saranno più così adattabili avrò il diabete; i miei muscoli sanno adattarsi alle posizioni che impongo loro durante il lavoro, quando non sapranno più farlo comincerò a provare dolore e irrigidimenti, ect..) che per il piano psicologico (se ho vicini rumorosi posso reggerli senza problemi particolari fino a che la mia capacità di adattamento è equilibrata, se cambio comincerò a non tollerarli più; se comincio a inveire con quelli che mi sorpassano significa che non sono più così adattabile a chi mi circonda almeno in automobile, ect..).
Il mondo attorno a noi continua a emettere segnali , a produrre segni i più diversi e il nostro organismo deve adattarsi in ogni momento a ciò che incontra e lo fa dando risposte opposte: è freddo fuori e allora aumento la temperatura interna per reggerlo; mi taglio e allora attivo i miei processi di cicatrizzazione per chiudere la ferita; mi spaventano e allora cerco di attivare le mie difese per non soccombere allo spavento, ect..
Come vediamo è un processo continuo e dinamico che, finché funziona, ci mantiene in salute, quando la forza vitale non è più in grado di organizzare una risposta adeguata, si cade malati.
Questo è il termine che usa Hahnemann "cadere malati " perché l'ammalarsi è una caduta dal piano della salute che si manifesta a livello energetico-spirituale verso il piano della malattia che si manifesta materialmente.
La salute è un equilibrio che si mantiene a livello della forza vitale, cioè molto prima del piano corporeo dove poi si manifesta e quindi il termine spirituale è usato come puramente contrapposto a materiale. Siamo sani o ci ammaliamo solamente a livello del principio vitale, luogo invisibile, poi l'informazione della condizione del principio vitale viene trasmessa continuamente al corpo fisico il quale si mantiene sano o si ammala a seconda di come sta la nostra energia vitale.
Il corpo è quindi prezioso perché ci permette di conoscere lo stato della nostra energia vitale e se qualcosa non va ce lo comunica con i sintomi.
I sintomi sono quindi segnali, non sono necessariamente malattia. Sono segnali preziosi che chiedono una risposta; se li cancelliamo con qualunque medicina, sia allopatica che omeopatica, facciamo una soppressione, cancelliamo il segnale senza comprenderlo né veramente curarlo.
La cura in omeopatia significa riequilibrare la forza vitale, la quale poi, a sua volta, risistema il corpo fisico. Se si blocca solamente il sintomo fisico senza riequilibrare l'energia vitale si sopprime e si può peggiorare la condizione di sofferenza dell'intero organismo sia fisicamente che psicologicamente.
Quindi un rimedio omeopatico agisce prima di tutto sulla forza vitale e poi questa agirà sull'organismo nel suo complesso.
Si parla sempre della totalità della persona; non c'è frattura fra la mente e il corpo, entrambi mantenuti in vita e attivi dalla stessa forza vitale. Non ci sono organi o sintomi frammentati da curare separatamente: ogni organo e ogni sintomo appartiene a quell'individuo. Anche se la manifestazione della sofferenza può essere varia, la forza vitale è una e quindi basta uno stimolo mirato per poter curare. La cura possiamo definirla con un termine moderno l'informazione giusta per quella persona in quel momento. Per nostra fortuna non solamente i rimedi omeopatici sono la giusta informazione per la nostra sofferenza, ci possono essere tanti input, l'importante è che siano a misura della nostra incapacità di dare le giuste risposte a ciò che ci succede.
Questo è poi il principio del simile che cura il simile.
Quando la malattia arriva a manifestarsi attraverso i sintomi, si presentano parecchie condizioni diverse.
Intanto i sintomi possono essere sensazioni soggettive, che corrispondono al primo livello di nostro disagio (dolore, malessere, ansie, ect..) spesso poco considerate allopaticamente perché non misurabili con gli strumenti diagnostici (per cui o sono ignorate o sono considerate di competenza dello psicologo, mantenendo così nel tempo la separazione fra mente e corpo); poi diventano alterazioni delle funzioni sia dei singoli organi che delle nostre funzioni più generali (il sonno, la sudorazione, ect..) fino a che si arriva alla malattia in senso stretto (diabete, epatite, morbillo, ect..).
Un'altra condizione di sofferenza viene chiamata malattia acuta, in cui i sintomi insorgono più o meno improvvisamente e sono in genere eclatanti e poi spesso rientrano da sé ripristinando lo stato precedente. Ci sono malattie davvero acute come quelle che fanno i bambini (esentematiche, febbri, bronchiti...) o ci sono malattie che paiono acute ma che non lo sono davvero, come gli attacchi d'asma o le crisi epilettiche che sono le riacutizzazioni di una condizione cronica. Attualmente ci sono ben poche malattie acute vere perché sono state molto soppresse (per esempio dalle vaccinazioni) e questo è un peccato perché la malattia acuta serve a scaricare lo stato cronico di sofferenza che tutti abbiamo anche se in gradi differenti di gravità.
Un buon esempio di malattie acute ma collettive sono le sempre più gravi epidemie influenzali. Infatti anche il corpo collettivo ha i suoi problemi e siccome nel corso dei decenni e dei secoli, continuando a sopprimere con farmaci sempre più profondi la condizione collettiva di sofferenza è molto peggiorata, il corpo collettivo è costretto a scaricare un po' di questo peso attraverso le epidemie acute esonerative; la campagna vaccinale pesantissima ogni anno va ad aggravare questa condizione già molto difficile.
La malattia acuta individuale riguarda quindi la persona stessa con i suoi malesseri e a volte è simile a quella dei fratelli o sorelle che possono necessitare dello stesso rimedio.
La condizione cronica si definisce come un insieme, una sofferenza dell'organismo che può esprimersi sia fisicamente che psicologicamente, che prosegue nel tempo peggiorando se non viene in qualche modo curata.
Esempi: una colite che prosegue negli anni, un'ansia che peggiora nel tempo, una psoriasi, etc. cioè non necessariamente cose gravi (ma anche quelle) ma qualcosa da cui la nostra forza vitale non è in grado di curarci. Molto spesso questa condizione cronica disturba la famiglia intera o anche i vicini di casa o parenti vicini. Se io russo, ovviamente questo disturba chi mi è vicino; se sono ansioso o se mi sveglio ogni mattina di pessimo umore, questo disturba chi mi è vicino; se soffro di dolori e mi lamento di continuo, questo disturba chi mi è vicino.
La cronicità appartiene a tutti noi, in gradi diversi e quindi con una incidenza sugli altri variabile.
Curare omeopaticamente una condizione cronica significa migliorare anche chi vive attorno alla persona stessa (penso alle situazioni quasi buffe del caldo-freddo di chi lavora nello stesso ambiente.. oppure se un padre nervoso si tranquillizza, anche i figli stanno meglio e migliora il loro rapporto con i compagni di scuola, ect.).
Poi esiste un altro livello di espressione della sofferenza chiamato miasmatico. Questo è un termine propriamente omeopatico (miasma come esalazione o contagio) che definisce la condizione con la quale nasciamo, le stratificazioni che si sono accumulate nelle generazioni che ci precedono e delle quali siamo impregnati fin da quando siamo nella pancia della nostra mamma.
Ognuno di noi arriva a questo con una impregnazione o forma miasmatica diversa; ognuno di noi presenta una combinazione miasmatica diversa, anche fra gli stessi fratelli che però hanno anche una parte in comune.
Se facciamo un trattamento miasmatico, vuol dire che stiamo cercando di curare la radice più profonda della malattia, che non riguarda più solo la persona o la sua famiglia ma anche la nostra relazione con il mondo, sia quello che ci circonda che quello che ci ha preceduto.
Infatti dice Reves (omeopata israeliano contemporaneo) che la persona sana deve prendersi cura non solo di sé e di chi la circonda ma anche delle generazioni che la seguono e del mondo nel suo complesso. Così come chi è malato miasmaticamente disturba il resto delle persone nel mondo.
Per esempio chi molla in giro i rifiuti nucleari è come se volesse uccidere l'umanità, così chi odia generare dei figli vuol di fatto eliminare la possibilità che l'umanità continui nel tempo.
Per curare il nostro piano miasmatico, quando fosse necessario, si devono considerare anche i sintomi recuperabili dalla storia familiare fin dove è possibile conoscerli, magari cercando di capire a quale antenato siamo più simili oppure considerando la somma dei sintomi famigliari caratteristici. Il rimedio che vi corrisponde potrà aiutarci in modo molto profondo, tagliano almeno in parte le incrostazioni con le quali siamo nati e questo aiuterà sia noi che chi ci è vicino, sia le generazioni che ci seguiranno, che il corpo collettivo a cui apparteniamo. Infatti i sintomi miasmatici sono gli unici che si trasmettono di generazione in generazione e sono quelli che appartengono agli esseri umani come insieme.
Conoscere questi diversi livelli della malattia è ovviamente utile a chi cura ma lo è anche per chi ha la voglia di capire meglio come funzioniamo e a quanti livelli è possibile agire per poter migliorare noi stessi e il mondo in cui viviamo.
In particolare per me questo tipo di approccio è molto interessante perché dà l'idea di quanto siamo collegati fra di noi e alle generazioni che ci precedono e ci seguono; quanto la medicina energetica possa essere utile ben al dà di come la medicina materialistica si è ridotta attualmente.