Innanzitutto cos'è un'epidemia?
Secondo l'OMS un'epidemia (o malattia epidemica) è una malattia, in genere infettiva, che colpisce quasi simultaneamente un numero di individui significativamente superiore a quanto ci si sarebbe atteso in un dato spazio e periodo di tempo.
In pratica, durante un'epidemia ci troviamo di fronte a un gran numero di persone affette da una malattia collettiva che si manifesta con un quadro sintomatologico simile ma non identico e non sempre presente nelle sua totalità.
Come si affronta omeopaticamente un'epidemia?
Lo studio delle epidemie, a mio parere, rappresenta uno dei campi più significativi in cui l'omeopatia può fornire degli interessanti strumenti di comprensione delle malattie acute, croniche e miasmatiche e quindi della dinamica che le genera.
Userò spesso il termine “dinamico” nel corso di questo articolo, non a caso.
La “Dynamis” è un concetto fondamentale nella filosofia omeopatica, rappresenta la forza vitale che tiene in vita l'uomo e genera salute e malattia, ma non mi dilungherò a spiegarne le innumerevoli e meravigliose sfumature.
Mi permetto però di usare il termine “dinamico” per riferirmi in generale all'approccio da mantenere nell'osservazione della vita nelle sue molteplici forme, in salute e in malattia, individuale e collettiva, per poterne comprendere i mutamenti e poter attuare una trasformazione verso i più alti scopi della nostra esistenza.
Detto questo, può essere interessante scoprire come Hahnemann abbia sviluppato per la prima volta un nuovo ed efficace metodo per affrontare le malattie epidemiche con l'omeopatia, dovendo cambiare dinamicamente punto di vista sulla pratica adottata da lui stesso fino a quel momento.
Ricordiamo che i principi fondamentali dell'omeopatia sono:
1. la dose infinitesimale del rimedio
2. il principio di similitudine
3. la totalità dei sintomi del paziente
4. l'individualizzazione del quadro sintomatologico del paziente
Nel 1799 una nuova forma di scarlattina si diffuse rapidamente in Germania e molte migliaia di bambini e anziani morirono a causa di questa malattia.
Hahnemann, dopo aver tentato di curare i suoi pazienti basandosi sui principi di individualizzazione e totalità dei sintomi in ogni singolo paziente, si accorse che riusciva a migliorare lo stato generale di salute ma il rischio di peggioramento del quadro clinico e di morte legato alla malattia restava comunque elevato.
Perciò decise di cambiare metodo, “rompendo - come egli stesso dice - il principio dell'individualizzazione come l'aveva usato fino ad allora e cercando un rimedio la cui peculiare modalità d'azione producesse in un individuo sano la combinazione dei sintomi osservati nei pazienti affetti dalla malattia epidemica”. ¹
Da questa “rottura” dinamica nacque il concetto del Genus Epidemicus, cioè la possibilità di applicare i principi suddetti raccogliendo però la totalità dei sintomi dell’epidemia “as if one person” - come se appartenessero ad un'unica persona – e su questa base scegliere il rimedio, o i rimedi, più indicati per l'epidemia stessa.
Il rimedio emerso dallo studio dell'epidemia fu Belladonna.
Poco dopo, in seguito all'osservazione che un bambino che aveva assunto Belladonna per altri motivi non si era ammalato di scarlattina pur abitando con una famiglia affetta dalla grave malattia, raggiunse la conclusione che lo stesso rimedio potesse, oltre che curare le persone già affette dalla malattia, anche prevenire dalla stessa, oltre che risolvere completamente le sue sequele.
Nei giorni, mesi e anni successivi gli ottimi risultati clinici permisero di confermare la teoria.
Comprendendo questa dinamica possiamo quindi osservare che quello che succede nelle epidemie è simile a quello che succede nel proving, infatti potremmo considerare il proving come una epidemia artificiale.
Come spiega anche J. Reves² nel suo commento all'Organon di Hahnemann, entrambi i quadri sintomatologici sono generati da una IFTL (Inimical Force to Life) che agisce su un gran numero di persone.
Nel proving non si fa altro che prescrivere un rimedio ad un gruppo di persone relativamente sane in modo da “infettarle” con una malattia collettiva e registrare la somma dei suoi effetti come indicazione del suo potere curativo.
Nell'epidemia si va nella direzione inversa.
Da quel momento in poi, grazie a questa evoluzione della metodologia omeopatica, Hahnemann e molti altri omeopati riuscirono ad alleviare le sofferenze di moltissime persone durante delle devastanti epidemie.
Alcuni esempi più famosi sono rappresentati da:
- Le epidemie di Colera in Europa dal 1832 al 1892, in cui le cure omeopatiche permisero di ridurre la mortalità dal 54-90% al 5-16%.³
- Le epidemie di Febbre gialla negli Stati Uniti dal 1850 al 1878, mortalità ridotta dal 50% al 7%.
- Difterite a New York nel 1862-64, dall'87% al 16%.
- Pandemia di influenza del 1918, gli omeopati statunitensi utilizzarono Gelsemium, Arsenicum album e Bryonia per trattare e prevenire l'epidemia riuscendo a diminuire la mortalità dal 2,5-10% all'1%.⁴
Detto questo resta però fondamentale ricordare, come Hahnemann stesso scrive nell'Organon of Medicine (§100-102), quanto sia importante l'attenta osservazione delle singole epidemie in tutte le fasi evolutive - attraverso la raccolta dettagliata di quanti più casi possibile - considerandole come nuove e sconosciute e non dando per scontato che il quadro sintomatologico che si presenta all'omeopata sia qualcosa di già visto in precedenza e già ampiamente conosciuto.
Agendo perciò dinamicamente, come sempre in assenza di pregiudizio e rispettando i principi fondamentali ma estesi in questo caso alla malattia epidemica.
Questo perché anche le epidemie tendono a evolversi in maniera dinamica nel tempo e nello spazio:
- per particolari cambiamenti nell'ecologia e quindi nella suscettibilità della popolazione che ne viene affetta,
- per particolari variazioni genetiche nella popolazione parassita,
- per l'introduzione di un nuovo parassita in una popolazione ospite.⁵
Ruolo delle epidemie nell'evoluzione umana
Tutto questo ci porta a un'ulteriore considerazione sul ruolo delle malattie epidemiche nell'evoluzione dinamica dell'uomo e della natura.
Come omeopati sappiamo che ogni malattia acuta è un tentativo di risolvere la malattia cronica sottostante da cui origina e che la causa scatenante di una malattia acuta è un “simile naturale” della sua malattia cronica e dunque una chiave per comprenderla.
Un'epidemia acuta è come una malattia acuta individuale, a parte il fatto che è collettiva, perciò non è altro che il tentativo di guarire dalla Psora collettiva.
Hahnemann nel §73 dell'Organon ci ricorda che
“le epidemie si sviluppano quando c'è una esagerata densità di esseri umani sul pianeta, una congestione che crea pressione con una conseguente scarsità di risorse. Questa pressione viene alleviata lasciando uscire il vapore tramite un'epidemia o una guerra che hanno come risultato la riduzione della popolazione.
In altre parole, se non ci fosse un Miasma sottostante non ci sarebbe sovrapopolamento e perciò nessun bisogno di guerre o epidemie.”
Parlando di AIDS
Durante la mia esperienza in Tanzania⁶ con J. Sherr ho avuto il modo di studiare in modo più approfondito la dinamica delle malattie epidemiche, partecipando al progetto di ricerca su HIV/AIDS.
Di fatto parlando di AIDS è più appropriato parlare di endemia piuttosto che di epidemia.
La malattia non si manifesta più soltanto come malattia acuta, si è sviluppato un cambiamento nella sindrome e l'utilizzo dei farmaci antiretrovirali ha determinato una cronicizzazione del quadro clinico.
Nei Paesi dove l'AIDS è più diffusa, quindi, è diventata una condizione permanente nel tessuto sociale ed economico oltre che nella salute individuale e collettiva.
Potremmo perciò considerarla come un'epidemia cronica.
Nelle malattie epidemiche e miasmatiche dunque non trattiamo più soltanto il paziente, ma l'intera collettività.
Si guarda l'intero quadro dell'alveare però poi trattiamo la regina, se trattassimo la singola operaia sopprimeremmo la regina.
Dal punto di vista metodologico, considerando che l'evoluzione delle persone come quella delle epidemie, avviene nel tempo e nello spazio, dobbiamo tener presente che quanto più ampio è il tempo e lo spazio, tanto più elevato sarà il numero dei rimedi che coprono il genus epidemicus.
Nel caso dell'AIDS perciò, a differenza di quello che abbiamo visto nell'epidemia acuta di scarlattina, il numero dei rimedi è di gran lunga superiore.
Ricordiamo che è comunque fondamentale considerare l'unicità dell'epidemia, perciò è più corretto pensare, ad esempio, a quali sono i rimedi che rappresentano l'epidemia di AIDS presente oggi in Africa.
Ricapitolando
- i sintomi sono espressione della Dynamis nel suo tentativo di ristabilire l'equilibrio
- una malattia è una combinazione di sintomi
- una malattia è un'espressione della Dynamis che porta l'individuo verso un nuovo stato di equilibrio, che include anche le caratteristiche della malattia, ad un più alto livello di funzionamento
- una malattia epidemica è un'espressione della Dynamis collettiva che tenta di portare una popolazione verso una maggiore consapevolezza
- le epidemie che diventano endemiche, come la Malaria, la Tubercolosi e l'AIDS determinano più grandi mutamenti nell'umanità e coinvolgono diverse generazioni.
In altre parole potremmo dire che così come le malattie acute individuali sono un tentativo di risolvere un deficit vitale, uno squilibrio della dinamica della salute, attraverso l'espressione di sintomi; allo stesso modo le malattie epidemiche sono un tentativo di risolvere un vuoto, una mancanza, una deficienza nella società, che rappresenta un pericolo per la sopravvivenza attraverso l'espressione di una malattia acuta collettiva.
In conclusione, la cura omeopatica ci permette di cavalcare l'onda che si manifesta nelle malattie epidemiche e sfruttando la sua enorme energia possiamo raggiungere luoghi inesplorati, verso una più profonda trasformazione che ci permetta di interpretare, sempre più liberi dai vincoli miasmatici collettivi, la dinamica vitale.
Per contestualizzare questo punto di vista
Negli ultimi decenni abbiamo sviluppato una grande capacità di condivisione delle informazioni, veniamo costantemente inondati da notizie provenienti da qualsiasi parte del mondo che spesso non siamo in grado di comprendere, quindi reagiamo in maniera impulsiva e istintiva producendo stati emotivi alterati che influenzano il nostro stato di salute. Suggerisco perciò la possibilità di considerare come epidemie, non solo le alterazioni dell'equilibrio collettivo generate da virus, batteri o altri microrganismi, ma anche quelle prodotte da grandi traumi collettivi (guerre, terrorismo, calamità naturali...) e, sulla base di quanto detto finora, propongo una riflessione individuale e collettiva, che ci aiuti a osservare il più ampiamente possibile il quadro globale in cui stiamo vivendo.
Per passare attraverso la consapevolezza dello squilibrio e trasformarlo in libertà. Come facciamo da bambini, quando lasciamo la sicurezza del gattonare per trovarci in completo squilibrio su due piedi che però ci permette, attraverso cadute ripetute e dolorose, di acquisire la libertà del nostro cammino.
NOTE
¹ Hahnemann's Lesser Writings – Cure and Prevention of Scarlet Fever
² J. Reves, Explanation of the Organon of Medicine by Hahnemann, 1994
³ Shepherd, Dorothy, Homeopathy in Epidemic Diseases, The C.W. Daniel Company Limited, Essex, 1967
⁴ The 1918 Influenza Pandemic, http://www.stanford.edu/group/virus/uda/index.html, 2001
⁵ MS. Green, T. Swartz; E. Mayshar; B. Lev; A. Leventhal; PE. Slater; J. Shemer, When is an epidemic an epidemic? in Isr Med Assoc J, vol. 4, nº 1, Gen 2002, pp. 3-6,PMID 11802306
⁶ Progetto HHA in Tanzania, www.homeoepathyforhealthinAfrica.org