“Perché un medico, e nella fattispecie un omeopata, si mette a organizzare un Convegno su un tema simile?”
Le risposte possono essere tante...
Si comincia a imparare ancora prima di venire al mondo, nell'utero materno, all'inizio della vita, e si continua per tutto l'arco della nostra esistenza, però riferirlo all'età adolescenziale ci sembrava che potesse sottolineare maggiormente il movimento di uscita verso il mondo che trova nella scuola secondaria un momento culminante in cui il ragazzo/ ragazza inizia a confrontarsi per diventare sempre più individuo. Può essere anche visto come momento di una nuova nascita in cui la scuola può avere un ruolo determinante.
Il tema è legato all'importanza dell'educazione e nella fattispecie di quella scolastica in un momento della vita dell'individuo particolarmente intenso come è quello adolescenziale. In quel periodo che gli antroposofi chiamano terzo settennio, di cui ci parlerà in seguito Anna Truci.
Siamo al quarto convegno annuale organizzato dalla nostra associazione PerCorsi.
Negli anni precedenti sono stati scelti temi più affini alle attività che svolgiamo negli ambulatori di via Locatelli, maggiormente collegati alla salute, intesa come benessere psicofisico.
Questa volta abbiamo allargato il nostro sguardo su un argomento che apparentemente non sembrerebbe di nostra pertinenza, ma che invece ha, secondo il mio punto di vista, a che vedere con la salute in un senso più ampio: individuale e sociale nello stesso tempo.
Uno degli stimoli principali sul perché mi sono avvicinata al problema educazione-scuola secondaria è riconducibile a una motivazione personale legata da una parte alle difficoltà attraversate da mio figlio con l'interruzione del suo iter scolastico al quarto anno di liceo; e contemporaneamente all'ascoltare sempre più storie di ragazzi o ragazze che abbandonano la scuola o passano a quella privata per velocizzare o alleggerirne il carico oppure hanno disagi che a volte si trasformano in veri e propri malesseri fisici.
Mi sono quindi chiesta se, al di là del momento di difficoltà che ha sempre caratterizzato il periodo adolescenziale, in cui i nodi pregressi di ogni singola storia vengono al pettine, in cui ci si stacca dalla famiglia per entrare in un mondo più allargato, in cui si ha una bella tempesta ormonale che già da sola sarebbe sufficiente a sconvolgere l’equilibrio, non ci fosse anche qualche ulteriore elemento. Una possibilità può essere collegabile all’attuale realtà scolastica che ha subìto pochi cambiamenti rispetto a un mondo che cambia con una velocità mai vista fino a ora e alla maggiore difficoltà a subire passivamente un'educazione che fino a poco tempo fa si dava per non discutibile. Mentre la scuola materna, elementare e anche la scuola media hanno in questi anni subìto o accolto delle contaminazioni che venivano da altre realtà o da altre visioni, quali quelle montessoriane o dalla pedagogia steineriana o dalle scuole libertarie ecc... la scuola superiore non si è, nella maggior parte dei casi, lasciata contaminare né influenzare dal mondo esterno e ha, a eccezione di alcuni casi, continuato a perpetuare se stessa. Giuseppe Faso ci potrà dire di più riguardo a questo aspetto nel suo intervento, con uno sguardo dall'interno, essendo stato professore di materie letterarie presso un liceo classico; a chiusura della giornata anche Silvia Guetta, che si occupa della formazione degli insegnanti della scuola superiore, avrà molto da raccontarci in merito alla loro formazione.
Essendo poi entrata in contatto con altre realtà che mi sono sembrate particolarmente interessanti ho cercato di dare voce a quanto incontrato invitando alcuni dei protagonisti di queste situazioni come Adrian Sydenham, preside della scuola inglese Brockwood Park, fondata da Krishamurti nel 1969, e Antonella Verdiani che ci parlerà del libro che ha scritto sulle scuole europee che hanno affrontato in modo “altro“ il tema educativo.
Ciò che unisce questo Convegno a quelli che abbiamo organizzato precedentemente è sempre stata una visione o una voce differente che potesse dare la possibilità di vedere un argomento anche da altre angolazioni. Abbiamo cercato, anche in questa occasione di farlo. Quanto poi si ripercuota da un punto di vista pratico non so, però penso che vedere altri paesaggi sia sempre utile nell'aprire la nostra mente e la nostra immaginazione, oltre a offrirci anche la possibilità di poter modificare qualcosa, di poter mettere un seme che prima o poi può dare qualche frutto.
Abbiamo intitolato il Convegno “Cominciare a imparare” prendendo a prestito il titolo da un libro di Krishnamurti, di cui si parlerà anche in seguito, perché ci é sembrato suggestivo per esprimere quello che volevamo comunicare in poche parole.
Si comincia a imparare ancora prima di venire al mondo, nell'utero materno, all'inizio della vita, e si continua per tutto l'arco della nostra esistenza, però riferirlo all'età adolescenziale ci sembrava che potesse sottolineare maggiormente il movimento di uscita verso il mondo che trova nella scuola secondaria un momento culminante in cui il ragazzo/ ragazza inizia a confrontarsi per diventare sempre più individuo. Può essere anche visto come momento di una nuova nascita in cui la scuola può avere un ruolo determinante.
Una domanda che poi mi sono posta, e qui mi riallaccio a cosa può centrare l'omeopatia in tutto questo, è “perché un medico, e nella fattispecie un omeopata, si metta a organizzare un Convegno su un tema simile”
Le risposte possono essere tante. Samuel Hahnemann medico tedesco vissuto fra il XVIII e il XIX secolo si è interessato essenzialmente di medicina, non ci sono riflessioni nella sua ricerca su elementi di pedagogia così presenti invece in Steiner. Era un medico a tutto tondo che, oltre a enunciare i principi dell'omeopatia e approfondire nell'arco della sua vita sempre più questo pensiero, si è occupato di medicina sociale.
Nel primo paragrafo del suo libro basilare, l'Organon, dice che “la più alta e sola missione del medico è quella di restituire al malato la salute, di curare come si è solito dire“ e continua nel paragrafo 9 affermando che nella “condizione di salute l'uomo può liberamente impiegare questo sano, vivente strumento per i più alti fini della sua esistenza”.
Per fare sì che la persona possa conseguire durante la vita i più alti scopi della sua esistenza, che saranno differenti per ciascuno, ma che hanno come meta finale quella di migliorare ciò che gli sta intorno... per fare questo, l’individuo deve essere in salute. Intendendo per salute un equilibrio dinamico che comprende l'uomo nella sua completezza fisica, emotiva e animica. Si può quindi dire che già nei primi paragrafi dell'Organon introduce il concetto di medicina individuale e sociale: la persona deve stare bene sia per se stessa sia perché così permette un miglioramento in tutto quello che lo circonda, produce meno tossine, meno scorie, usa meno prodotti chimici, inquina meno se stesso e ciò che gli sta intorno a tutti i livelli, materiale, affettivo, energetico.
La scuola quindi, in una situazione ideale, da una parte potrebbe permettere all'individuo di esprimere se stesso in maggiore libertà, con una mente libera e quindi non addormentata o bloccata, dove tutto fluisce più liberamente. Può portare così una maggiore energia creativa utile per la crescita individuale e per quella della società in cui vive. Nel momento che non sono più concentrato nei miei malesseri e vedo con lucidità ciò che mi circonda riesco a rispettare l'ambente, le relazioni e il mondo circostante.
Non possiamo pensare di stare bene isolandoci dal contesto. Non prendere farmaci di sintesi, non vaccinarci, mangiare solo cibi biologici e di stagione, all’interno di un mondo che però non cambia... questo alla fine ci sommergerà. Sono scelte che più si riesce a condividere con altre persone più allargano le nostre possibilità di farci uno spazio sempre maggiore stimolando maggiormente la produzione di alimenti sani non trattati, di farmaci non chimici, di meno scorie da eliminare ecc...
Dall’altra parte poi la scuola potrebbe essere anche portatrice, sempre in un mondo ideale, di istanze ambientali e collettive che aiutino a mantenere più sana la società in una specie di circolo reciproco in cui si aiuta l'individuo a stare meglio e viceversa.
E' importante anche il benessere a livello emotivo. Se siamo semplicemente arrabbiati o depressi, non possiamo vedere lucidamente il mondo, tutto sarà velato dalla nostra rabbia o depressione. Come se avessimo un mal di testa o un mal di denti fisso che ci impedisce di agire o pensare lucidamente. Vedo il mondo attraverso quella lente e non attraverso una visione completa. Oltre al fatto che a lungo andare questo disagio, che all'inizio si esprime solo con una limitazione emotiva, può poi propagarsi a livelli che interessano l'organismo nella sua parte più materiale, nei suoi Fluidi e Organi Interni.
Un altro paragrafo importante dell'Organon che vorrei citare è il paragrafo 4 in cui Hahnemann parla degli ostacoli alla cura e dice che “colui che preserva la salute deve conoscere le cause che alterano o che causano malattia e anche come rimuoverle.”
In certe situazioni l'ambiente scolastico, per alcune ragazze o ragazzi particolarmente sensibili a determinati stimoli, può diventare un proprio e vero ostacolo alla cura. Per Hahnemann gli ostacoli alla cura possono infatti essere fisici, per esempio una dieta scorretta portata avanti quotidianamente, il non dormire, vivere in case malsane, oppure uno stimolo emotivo continuo e ripetuto nel tempo come una situazione continuamente stressante, o mortificante.
A volte è difficile stabilire quali siano i veri ostacoli e quali le difficoltà che invece ci fanno crescere e progredire nel nostro percorso di vita. A livello omeopatico si possono vedere le difficoltà come momenti che possono prima aumentare per poi portare una crescita, come nel caso delle malattie infettive o nell'aggravamento omeopatico.
Ci sono dei segnali che ci fanno capire che sono delle fasi di passaggio che permettono una evoluzione. Le condizioni esterne se ripetute e/o particolarmente intense possono portare a malattie o alla comparsa di segni e sintomi. A volte è difficile per un genitore, per il suo particolare coinvolgimento o per la sua storia, riconoscere la differenza fra una difficoltà che porta a un cambiamento o a una crescita, e che quindi ha bisogno di spazio e di tempo per essere superata con le proprie risorse individuali, e l'ostacolo come viene definito da Hahnemann, che non porta a una evoluzione, ma a una maggiore patologia o a un maggiore disequilibrio interno.
L'ultimo punto su cui vorrei soffermarmi è il fatto che in genere quelle che vengono definite come medicine non convenzionali, fra cui l'omeopatia, hanno un approccio che guarda l'individuo nella sua unicità, pur considerandolo parte della razza umana e quindi con delle caratteristiche che sottendono a tutto il genere umano.
In campo educativo, come si diceva prima, ci sono delle visioni pedagogiche che hanno una particolare attenzione sulla unicità del bambino, inoltre a livello familiare la relazione fra genitori e figli è cambiata rispetto al passato, con una maggiore considerazione ai loro bisogni e alle fasi di crescita. Da questo background differente rispetto al passato ci si trova a un certo punto del percorso di crescita a doversi trovare in una situazione di massificazione nel momento in cui il processo di individualizzazione si fa più urgente.
Penso che in questi anni i ragazzi si trovino, oltre all'incertezza del futuro, a una doppia difficoltà. In un percorso ideale sarebbe importante lasciare spazio alla possibilità di ognuno di sbocciare, di fare emergere, senza averne paura, le proprie diversità e capacità per fare di queste una forza, un arricchimento, come si diceva prima, sia per se stessi sia per il pensiero collettivo.
Come fare o se si possa fare lo lasciamo dire alle persone che interverranno successivamente.