Spesso le persone che incontro nel mio lavoro hanno problemi relativi alla colonna vertebrale, dolore a livello cervicale piuttosto che dorsale o lombare. C’è chi viene per un dolore sordo e costante, o per un dolore improvviso trafittivo e mal sopportabile, o chi solo perché la sua colonna non è in asse.
“Io ho due ernie” oppure “ho una cervicale spaventosa”: queste sono le frasi che sento ripetere più frequentemente.
La prima cosa che dico, dopo aver ascoltato attentamente la storia di ciascuno, è che spesso il dolore che sentono e le asimmetrie che possono percepire (ad esclusione dei dimorfismi gravi come le scoliosi) si manifestano come campanello di allarme di qualcosa che ha origine da problematiche diverse, connesse alla postura e non solo.
Rimane molto limitativo pensare di trattare esclusivamente una vertebra o una zona dolorante senza chiedersi cosa “vuole dirci” più profondamente questo dolore, perché si è presentato proprio in quel punto e con quella modalità.
E’ riduttivo classificare come generico “mal di schiena” tutto ciò che riguarda questa zona; non corrisponderebbe all’approccio osteopatico e non porterebbe a comprendere lo stato di salute della persona; si parte dal sintomo per “arrivare” alla persona.
Così mi ritrovo frequentemente a dare consigli e a trattare parti del corpo che apparentemente non sembrerebbero avere una relazione evidente con la colonna, suscitando stupore fra i pazienti.
“Sono andato dall’osteopata per risolvere il problema della cervicale e invece ha lavorato su….”
E allora che lettura più significativa possiamo fare pensando alla spina dorsale nel complesso dell’organismo? Come mai così tante persone soffrono di problemi legate a essa?
E’ certamente vero e noto che ha la funzione di sostegno e di movimento del corpo, ma nelle medicine energetiche come l’osteopatia e la medicina cinese è fondamentale considerare la sua funzione all’interno di una più complessa relazione fra struttura, organi e psiche insieme.
La schiena ci parla anche della personalità del soggetto; una persona con delle caratteristiche morfologiche di un certo tipo avrà un carattere e una gestualità, quindi una mimica facciale, legati alla postura.
Le varie parti sono in stretto rapporto con organi e visceri, e quindi valutare la funzionalità di questi e trattarli come parti interessate, aiuta la cura della persona nella sua interezza. Considerare e trattare separatamente non farebbe altro che consolidare quelle barriere energetiche che impediscono alla nostra forza vitale di esercitare la sua capacità di autocura.
Occorre considerare la persona nel suo insieme con la sua struttura muscolare e fasciale, viscerale, ossea, e poi creare un “dialogo” con i tessuti che vengono a contatto con le mani dell’osteopata.
Non possono esistere dunque rigidi protocolli di trattamento, dal momento che ogni persona ha un proprio vissuto che conserva piccoli o forti traumi, sia di tipo fisico che emotivo, e li rielabora in base al proprio essere.
Resta più interessante porsi domande sulla correlazione sia anatomica che energetica tra la schiena e tutto il resto del corpo.
Ogni problematica a livello dorsale è legata alla fisiologia degli organi più vicini e come vedremo anche alla vita emotiva.
Quindi un dorso che presenta delle asimmetrie non strutturate e con dolori spesso trafittivi che incidono sulla qualità della vita di tutti giorni, deve essere messo in connessione con la funzionalità degli organi, in particolare dobbiamo pensare ad alcuni organi nel dorso: cuore, polmone, fegato, milza.
Più in relazione con le lordosi cervicale e lombare invece ci sono visceri: intestino, utero, vescica, cistifellea.
I tratti della colonna cervicali e lombari si adattano quindi o alla disfunzione del viscere o alla tensione che viene dalle tre zone più rigide del corpo: cranio, dorso e bacino. Sono sempre adattativi se non subiscono un trauma diretto.
Questo dunque per suggerire una visione più ampia con la quale imparare a guardare il sistema dentro cuifunziona la nostra colonna.
Inoltre la medicina orientale ci dice che ogni organo racchiude in sé anche un’energia più sottile, un’emozione. Quindi quando si parla di una o più vertebre correlate ad un organo questo si intende nella sua globalità di funzionalità fisica e emotiva.
Forse con un esempio, potremo semplificare l’argomento.
Una persona con un dolore o semplicemente un blocco a livello della nona o decima vertebra del dorso può farci pensare che abbia avuto un trauma in quella zona (caduta); o che il suo fegato sia sovraccarico per un’errata alimentazione e ciò va a influire su quella zona della colonna.
Oppure che il temperamento collerico di quella persona nel tempo con la sua emotività è arrivato a modificare la struttura della colonna fino a creare un blocco in quel punto.
L’uomo, come la medicina cinese ci insegna, è considerato connesso all’universo perché segue le sue leggi. Ciò che accade in natura si può riscontrare anche nell’essere umano. Come un ramo (colonna vertebrale) sollecitato continuamente dal vento (collera) finisce col rompersi modificando la sua struttura iniziale così l’uomo sottoposto a stress emotivo costante (la collera appunto) finisce col modificare la propria struttura fino al blocco.
Sempre seguendo il ragionamento analogico si può dire che non solo l’uomo è un microuniverso ma la nostra colonna è a sua volta un microcosmo. Ogni vertebra rappresenta una diversa parte del corpo e per questo trattandola opportunamente si influisce, apparentemente a distanza, su ciò che è correlato ad essa.
Si procede anche per processo inverso: lavorando sulla struttura correlata avremo un riflesso anche sul rachide. Sta al terapeuta capire la priorità e la modalità più idonee in ogni specifica situazione.
La colonna con le sue curve e asimmetrie è uno specchio della personalità dell’individuo.
Così, un dorso tendenzialmente curvo riflette spesso l’atteggiamento introverso della persona, ripiegata nel proprio io.
Il nostro carattere, i nostri conflitti si riflettono perfettamente, come un libro aperto, a livello del rachide. Saper leggere questo libro non è così semplice ma la palpazione dei tessuti ci dà una grossa mano. Dice il dott. Still, padre della medicina osteopatica, che in osteopatia “una mano gentile e un cervello intelligente sono ciò che dà i risultati”.
In conclusione, anche in relazione agli esempi che ho descritto per comprenderci in modo facile e essenziale, mi preme sottolineare l’importanza del rendersi conto di quanto ciascuno di noi possa fare per impegnarsi e migliorare il proprio stato di salute, anche in relazione a un semplice problema vertebrale. E’ per questo che come osteopata trovo costruttivo fornire suggerimenti, esercizi, indicazioni su cosa poter fare per prendersi cura di sé e mettere in atto comportamenti non esclusivamente passivi.
In questo senso i problemi alla colonna vertebrale offrono un esempio davvero efficace per ricordare quanto la collaborazione attiva del paziente con l’operatore esperto sia fondamentale per migliorare il proprio stato di salute.