Fra il 1817 e il 1827 Hahnemann aggiunse ai principi base dell’omeopatia quello di miasma.
Le sue riflessioni nacquero dall’osservazione che molti suoi pazienti, che sembravano guariti dopo la somministrazione di rimedi omeopatici corretti, si ripresentavano a lui, anche dopo anni, con i sintomi della patologia curata precedentemente o con nuovi disturbi che rispondevano temporaneamente alla cura. Cominciò così a riflettere sul fatto che dovesse esserci un ostacolo al processo di guarigione e quindi una causa più profonda da sradicare.
Iniziò, nell’arco di quegli anni, sia una ricerca sulla storia della malattia nel genere umano, sia uno studio più approfondito della vita individuale di ogni paziente annotando la comparsa dei primi sintomi patologici. Da queste indagini condotte con passione e dedizione, iniziò a ipotizzare una causa più profonda e nascosta che chiamò miasma secondo il significato usato in quell’epoca per definire le affezioni contagiose.
I miasmi secondo Hahnemann infatti non sono altro che malattie contagiose che permeano tutto l’organismo anche se si manifestano localmente.
In molte storie dei suoi pazienti rintracciò, come prima manifestazione patologica, un’eruzione pruriginosa da cui notò che originavano i sintomi successivi che il paziente lamentava. La conferma veniva poi anche dal fatto che molte persone dopo la soppressione o la scomparsa dell’eruzione presentavano nella loro vita disturbi simili a altri individui con la stessa storia di eruzioni. Come se il primo locus patogeno venisse rimosso e l’organismo dovesse trovarne un altro.
Nel suo libro “Chronic Diseases” Hahnemann descrive le innumerevoli forme che si presentano nel momento in cui l’eruzione viene soppressa. A questa radice che genera patologie differenti dà il nome di Psora e la definisce come ”la malattia cronica miasmatica più antica, la più ampiamente propagata, la più molesta e, senza dubbio, la più sconosciuta, che ha tormentato i popoli durante migliaia di anni e che, negli ultimi secoli, genera migliaia di sofferenze acute e croniche molto diverse che affliggono il genere umano ogni giorno di più […] il miasma psorico, ordinariamente, si propaga quando il paziente riceve un trattamento soppressivo contro l’esantema pruriginoso, respingendo all’interno gli effetti di questa eruzione soppressa.
Così l’umanità soffre le conseguenze del fatto che la manifestazione esterna della psora sia diminuita e faccia molti più progressi all’interno, producendo la moltitudine di sintomi che costituiscono la legione di malattie croniche […] quando la psora si limitava alla pelle rimpiazzava le malattie interne e non si osservavano tanto, le affezioni nervose, spasmodiche, cancerose, paralizzanti, distruttive, e le perversioni fisiche e morali che sono tanto comuni nella nostra epoca […]”.
A livello storico Hahnemann rintraccia descrizioni dell’eruzione originaria nella Bibbia, in Grecia, poi in Arabia e in Europa durante il Medioevo con forme e nomi diversi: lebbra, scabbia, fuoco di Sant’Antonio. Durante il Medioevo l’eruzione esterna si propagò in Europa in modo importante tanto da cercare delle soluzioni che potessero alleviarne il fastidio e la distruzione delle parti esterne. Il cambiamento del modo di vestirsi, vennero introdotti il cotone e il lino, delle norme igieniche, bagni caldi e alimentazione, l’uso di unguenti di zolfo, piombo, rame e zinco, ridussero notevolmente il sintomo esterno che si manifestò con una forma pruriginosa meno importante. In quello stesso momento iniziò a aumentare il bisogno di dover trovare nuovi sfoghi per alleviare la pressione interna.
Quello che Hahnemann sottolinea è il fatto che fino a allora la eruzione era così distruttiva localmente, senza però compromettere lo stato generale. Le persone che poi ne erano colpite venivano isolate con una conseguente limitazione della diffusione. L’uso di unguenti migliorava soggettivamente la sofferenza, ma aumentava la forza distruttiva interna e inoltre non essendo più necessario l’isolamento il contagio diventava più facile. Per questo motivo gli altri due miasmi hanno trovato un terreno più facile su cui radicarsi, l’energia vitale collettiva in quel momento era più attaccabile, più suscettibile alle altre due malattie contagiose di tipo venereo: la sifilide e la gonorrea. La soppressione poi di queste due ultime ha portato nel tempo la comparsa di altri tipi di patologie con caratteristiche differenti.
Il fatto di avere identificato queste tre malattie contagiose come causa profonda di tutte le manifestazioni patologiche è dovuto alla constatazione che hanno delle caratteristiche comuni: una forma primaria caratterizzata dall’eruzione nel caso della Psora, dell’ulcera in quello della Sifilide e delle secrezioni giallo verdastre a livello genitale nella Sicosi, un periodo di latenza in cui tutto l’organismo viene interessato e infine una manifestazione secondaria con caratteristiche peculiari per ognuno dei tre miasmi. L’esantema scabbioso riduce al silenzio la Psora interna come l’ulcera la Sifilide e lo scarico blenorragico (della gonorrea) la Sicosi interna.
Molti omeopati tutt’ora discutono intorno a questa teoria, alcuni rifiutandola, altri approfondendola, fra questi ultimi alcuni medici argentini hanno completato la dottrina hahnemanniana per rendere più facilmente riconoscibili le varie sfumature sintomatologiche. Paschero e soprattutto Ortega hanno sintetizzato i loro studi in proposito partendo dal concetto che la cellula può alterarsi in tre modi o per difetto, o per eccesso o per perversione. La sua alterazione nutritiva può essere infatti di questi tre tipi e “quel che si attiene alla cellula si riferisce all’organismo nella su totalità” (Ortega: “Appunti sui Miasmi”).
Alla Psora viene quindi a corrispondere la caratteristica del difetto, alla Sicosi quella dell’eccesso e alla Sifilide quella della perversione. “la Psora è indubbiamente lo stato costituzionale del difetto, della carenza, della mancanza nel senso del meno, dell’inibizione con tutti i suoi risultati […] inibendosi nella stessa maniera l’individuo uomo come l’individuo cellula, riduce tutta la sua espressione, si nutre male e si debilita […]. la mancanza per difetto porterà la predisposizione a diversi disturbi immediati: all’eccesso cercando di compensare il difetto, e alla perversione, quando si uniscono queste alterazioni. Per questo, e a ragione, il Maestro suppone la psora come condizione di base di tutta la patologia umana. La sicosi è il miasma o stato costituzionale dell’eccesso, dell’esuberanza, della ostentazione o della fuga. Le cause morbose sono aggressive e davanti all’aggressione, la condizione psorica produce inibizione, mentre la sicosi stimola la fuga. Il terzo miasma che chiamiamo sifilis […]. è lo stato costituzionale che è distruzione, degenerazione, aggressività. La prima reazione di fronte all’agente aggressivo è di inibizione, la seconda di fuga, la terza di aggressione”(Ortega: “Appunti sui Miasmi”).
Tutto questo lungo racconto è per dire che ogni individuo ha in sé una memoria collettiva (delle generazioni passate, della storia dell’uomo) e una memoria individuale legata sia alla sue vicende personale, sia a quelle famigliari. Sulla memoria collettiva si può lavorare nel tempo migliorando lo stato di salute del singolo, su quella individuale si può agire a vari livelli. Per prima cosa non sopprimendo i sintomi esterni, ma comprendendoli e trattandoli come una parte di un tutto, alleviando poi i disturbi “acuti” che fanno soffrire la persona e le impediscono o ne limitano la sua possibilità di azione. Inoltre nei momenti di “latenza”, quando la sofferenza è diminuita, se non scomparsa, è necessario trattare il terreno di fondo, il miasma che in quel momento prevale. Per fare questo occorre una accurata raccolta dei sintomi pregressi e della storia famigliare per capire più a fondo la radice della malattia. Un neonato per esempio che viene al mondo con un’eruzione diffusa pruriginosa presenta sicuramente un sintomo psorico che non ha potuto acquisire nella sua breve vita, ma ha ereditato dalla sua famiglia. Capire da che parte arriva e a quale dei genitori o dei nonni si può fare risalire il tutto aiuta perché permette di capire meglio quale sia il giusto rimedio da somministrargli.
Tramite la conoscenza del parente che si avvicina di più a lui si riesce con maggiore profondità a trattare il bambino che così piccolo non presenta ancora un quadro sintomatologico completo da permettere una giusta prescrizione. A questo livello l’omeopata ha un’azione preventiva molto importante in quanto può alleggerire il carico che ciascuno si porta sulle spalle e permettergli di diventare sempre di più un uomo non prigioniero dei suoi disturbi e della sua malattia. Ci si può quindi liberare della memoria patologica, naturalmente non di quella affettiva. Il processo in una storia lunga e articolata è complesso e non sempre si riesce a districare completamente il quadro, spesso si fa un passo in avanti e si permette così alle generazioni successive di avere un fardello un po’ meno pesante da sopportare.