Premessa:
da Newton in poi la scienza e la medicina in particolare hanno abbracciato la visone meccanicista del mondo e dell’uomo.
La convinzione che tutto ruotasse intorno a un semplice meccanismo di causa-effetto ha stravolto tutta la complessità della vita e in particolare dell’essere umano, portando gli scienziati a cercare sempre una causa unica per ogni fenomeno e per ogni malattia e a considerare il corpo come una macchina.
Quando, nell’Ottocento, Pasteur scoprì che i batteri erano responsabili di molte patologie, la visione meccanicista della salute umana trionfò. Quei medici che credevano nella malattia come conseguenza della perdita di un equilibrio interno dovuto a molti fattori, fisici e psicologici, persero definitivamente la loro battaglia e la medicina iniziò a cercare una causa unica per ogni malattia.
Anche per i tumori la ricerca medica si è orientata verso questo obbiettivo: trovare un killer, un responsabile da distruggere.
Di fronte all’estrema complessità della natura e della fisiologia umana (come la Psico-Neuro-Endocrino-Immunologia dimostra) il cercare un responsabile unico è sicuramente rassicurante ed economicamente vantaggioso.
Anziché produrre alimenti sani, mantenere ecosistemi più naturali, educare socialmente al rispetto per se stessi e per gli altri, risulta molto più facile cercare un vaccino magico che ci protegga dal cancro e che faccia arricchire la multinazionale che lo produce.
L’HPV è un virus che da 30 anni viene studiato come causa dei tumori al collo dell’utero.
Da 30 anni si cerca un killer per un tumore che si previene con un pap test ogni 3 anni.
Cos’è il Papilloma virus
L’Human Papilloma è un virus che si trova in natura diversificato in molti tipi genetici diversi, diciamo numerosi cugini simili: alcuni sono innocui, altri provocano i condilomi esterni (quelli che vengono chiamati “creste di gallo” e colpiscono uomini e donne), altri ancora si sviluppano sul collo dell’utero e possono negli anni alterare il DNA della cellula trasformandola fino a sviluppare il cancro.
Sono noti circa 120 diversi HPV. Di questi, circa 40 sono associati, in entrambi i sessi, a patologie del tratto anogenitale, sia benigne sia maligne.
I tipi “a basso rischio” (6, 11, 42, 43, 44) sono implicati in alterazioni cellulari a livello delle mucose genitali a basso grado di malignità.
I tipi “ad alto rischio” (16, 18, 31, 33, 35, etc.) causano alterazioni cellulari ad alto grado di malignità.
Da pochi anni sono stati messi sul mercato test che riconoscono la presenza dell’HPV nelle cellule e ne identificano il genotipo.
Si è scoperto così che il 75% delle donne nella propria vita contrarrà l’HPV. E di queste solo l’1% svilupperà delle alterazioni cellulari dovute al virus.
Cosa fa l’HPV
Il Papilloma virus entra nella cellula e altera il suo DNA provocando una Low SIL (LSil); questa lesione scompare e guarisce da sola nell’80% dei casi nel corso di un anno, nel 20% procede sviluppando una Hight Sil (HSil).
Queste lesioni possono ancora regredire spontaneamente (in due anni nell’80% di casi) oppure progrediscono sviluppando un Carcinoma in situ.
Quindi avere un test positivo per l’HPV vuol dire solo avere una piccolissima percentuale di rischio di ammalarsi di tumore.
Le LSil e le HSil possono essere trattate dal punto di vista omeopatico, con controlli regolari ogni 2-3 mesi, per verificare l’efficacia della terapia.
Oppure possono essere eliminate con un intervento Laser ambulatoriale, veloce e semplice.
Il Vaccino
Dal 2008 in Italia è iniziata una campagna vaccinale con due tipi di vaccini: uno che copre i sierotipi 16 e 18 e l’altro che copre il 16, 18, 6, 11 (gli ultimi due responsabili dei condilomi esterni).
Viene proposto alle ragazze di 12 anni e la sua efficacia è di 5 anni.
Tralasciamo di analizzare come questo vaccino abbia ottenuto l’autorizzazione alla vendita in maniera molto semplificata; riassumiamo solo dicendo che le nostre figlie farebbero la prima vera sperimentazione sull’efficacia e sugli effetti collaterali del vaccino stesso.
Inoltre, c’è da sapere che:
Il vaccino dà una buona copertura solo se somministrato alle ragazze molto giovani (9-13 anni), dopo i 18 anni non sempre funziona.
La copertura vaccinale è di 5 anni, dopo tale periodo non si sa ancora se il richiamo può servire o no.
Se la ragazza ha già avuto rapporti sessuali potrebbe avere già l’HPV, in tal caso non si sa se il vaccino possa peggiorare l’infezione già in atto.
La vaccinazione protegge solo da due genotipi che possono portare al cancro, tutti gli altri tipi di HPV ad alto rischio non sono presenti nella vaccinazione; inoltre il tumore al collo dell’utero può insorgere anche senza l’infezione virale.
Un Pap-test fatto regolarmente ogni 3 anni evidenzia le alterazioni cellulari e le LSil (sia da HPV che non) anni prima che queste possano portare ad un tumore al collo dell’utero.
Concludendo
Abbiamo una vaccinazione, non ancora sperimentata sui grandi numeri e a lungo termine, che protegge per 5 anni da due HPV pericolosi per la salute.
Però il tumore al collo dell’utero è correlato anche a molti altri sierotipi, quindi il vaccino fa una copertura parziale e limitata nel tempo; infatti alle donne vaccinate viene comunque indicato di fare il regolare Pap-test ogni 3 anni, per avere una vera prevenzione del cancro al collo dell’utero.
Dopo 5 anni la copertura vaccinale si esaurisce: quindi se alla ragazza il vaccino è stato somministrato a 12 anni vuol dire che sarà protetta fino ai 17 anni, quando molte giovani non hanno ancora iniziato i rapporti sessuali.
A cosa, quindi, serve questo vaccino? Non dà protezione totale, non si sa se è davvero sicuro, non sostituisce il Pap-test.
Ma a chi serve il vaccino?
Di sicuro alla multinazionale che lo ha prodotto e a tutti quegli intermediari che hanno convinto i governi a utilizzarlo e ne hanno ricavato ricchezza economica.
Serve a fare colpo sulla popolazione, che penserà che il nostro sistema sanitario è buono e cerca di proteggerci dalle malattie, mentre segue soltanto il mercato dei farmaci e le sue regole.
Serve a convincere tutti che il tumore nasce perché c’è un killer cattivo, e non perché viviamo male, in ambienti malati, con un’alimentazione tossica e con poco rispetto per il corpo, il riposo, lo spirito.
La teoria meccanicistica del causa/effetto è rassicurante e deresponsabilizzante.
La nuova prevenzione: non più Pap-test ma test HPV
Nelle nostre Asl da più di un anno è iniziata la consuetudine di sostituire il Pap-test triennale, con uno per la ricerca dell’HPV ogni 5 anni. Solo se il test risulta positivo la donna viene invitata a fare il Pap-test.
Come mai?
Nelle regioni che offrono un efficiente sistema di richiamo triennale alle donne per il Pap-test, il tumore al collo dell’utero è quasi scomparso.
Invece il test genetico per l’HPV riconosce solo la presenza di genotipi a rischio, mentre il tumore al collo dell’utero può svilupparsi anche senza l’infezione virale.
E allora? Come mai queste nuove direttive?
Faccio solo delle considerazioni e lascio a chi legge la conclusione:
il Pap-test deve essere letto da persone, con il microscopio, nessuna macchina le può sostituire, e le persone, le assunzioni, costano alle Asl, e anche tanto.
Il test è prodotto da una multinazionale che riceve dalle Asl molte risorse economiche; per ottenere questa opportunità la società farmaceutica ha sicuramente “agito” su molti funzionari.
Il test si fa ogni 5 anni: meno ostetriche per il prelievo, meno richiami per le donne, meno spese.
Dunque? Che sia sempre il solito problema di soldi?