Quando più di quarant’anni fa iniziai il mio percorso di ricerca sulla Scuola di Canto italiana, ero già abbastanza convinta che non avrei seguito le strade consuete. Vivo in Italia dal 1980 e insegno dal 1984. Ero venuta “alla ricerca del canto perduto” ma conoscere da vicino la realtà della didattica italiana mi rese ancora più decisa a cercarla “in direzione ostinata e contraria”. Mi misi a seguire tanti seminari ma senza trovare risposte chiare.
Finalmente nel 1987 partecipai a Barga al seminario della cantante Magda Olivero. Sapevo che aveva studiato con Luigi Gerussi e Luigi Ricci, i due grandi pianisti di Antonio Cotogni. Per questo mi fu chiaro che era lei, la grande Olivero, che oggi ha 103 lucidi anni, sicuramente l’unica, o l'ultima, discendente di questa leggendaria Scuola. Naturalmente partecipai come uditrice, perché sono una cantante di musica folkloristica argentina, non una cantante lirica, per cui risultava assolutamente “non catalogabile” la mia seria intenzione di ricerca e la mia specializzazione in W. A. Mozart. Non credendo, né praticando il metodo del “vocalizzo” e non avendo trovato in nessuno un lavoro vocale che riunisse respirazione, impostazione e uno studio serio sulle dinamiche della postura, a mio parere fondamentale, ho scoperto nei principi della Tecnica Alexander una risposta a molti problemi. Ad altri ci sono arrivata con l’intuito e l’esperienza. Tutto questo mi ha permesso di impiegare lo stesso metodo di base per cantare ogni tipo di musica, e per risolvere i problemi dovuti a un uso sbagliato della voce, per fare rieducazione pre e post operatoria e per correggere le abitudini che hanno causato le diverse patologie. Nel 1997 nasce l’Associazione Culturale Antonio Cotogni con l’intenzione di recuperare il suono che ha fatto dell’Italia, il sinonimo di “Bel Canto” in tutto il mondo e Bel Canto significa cantare con naturalezza ed emozione, con tutti i muscoli che lavorano armoniosamente, supportati da una corretta e morbida respirazione. Questo lavoro di cui vi scrivo è un po' la storia della mia vita di «archeologa della voce». Definire un percorso educativo vuol dire percorrere ogni singolo tratto, in modo da capire quali sono gli ostacoli più o meno evidenti da eliminare, e quali gli elementi importanti da recuperare. Questo lavoro parte da uno schema generale diviso in sei punti, tutti ugualmente importanti, ma, enumerati progressivamente, in ordine di gradualità per la costruzione del suono: 1. L'angoscia 2. L'emozione prioritaria 3. Il rilassamento 4. La respirazione 5. Il suono 6. Il canto L'angoscia Una delle conquiste importanti della psicologia moderna è la dimostrazione del ruolo prevalente che l'angoscia determina nelle diverse patologie. L'angoscia è la sensazione, non piacevole, che risulta da una minaccia contro l'esistenza di un essere. E’ ormai noto che i pensatori illustri, da Sant'Agostino a Pascal, da Kierkegard a Heidegger, hanno affermato che essa “costituisce la vita interiore dell'uomo, che è l'unico animale sulla terra che sa che deve morire”. Credo che le prime esperienze d'angoscia in ogni individuo si soffrano nell'utero materno e che siano dovute ad ANOXIAS, mancanze momentanee di ossigeno e che queste prime minacce contro l'esistenza, formino ricordi che legano per sempre la sensazione del pericolo, alla sfera dell'ossigenazione. Penso che le angosce vadano regolarmente accompagnate da anoxie riflesse; in tutte le svariate forme, manifestano sensazioni oppressive che vengono espresse comunemente con parole che alludono a un “serrare della gola” o di “qualcosa che soffoca e taglia il respiro” o anche ad un'emozione che lascia senza fiato. E’ importante quindi associare la sensazione dell'angoscia con la problematica del ritmo respiratorio, giacché questo grava pesantemente in tutto il processo dell'educazione vocale. Per questo, l'economia del respiro nell'uso quotidiano della voce parlata, recitata o cantata deve essere considerata di primaria importanza. L’emozione prioritaria Nel processo evolutivo della tecnica del canto, sia da un punto di vista semplicemente correttivo, sia come espressione artistica, potremmo dire che l'emozione dovrebbe avere prioritaria importanza, quasi a determinare la forma. Ma come si può pensare che le emozioni si manifestino liberamente attraverso l'individuo, come dice Edmund Jacobson, se proprio questo strumento "il proprio corpo" è meccanizzato, automatizzato dal punto di vista muscolare e per di più insensibile nell' 80% delle sue possibilità? Una nuova emozione, o un nuovo modo di emettere il suono, corre il rischio di essere incanalato automaticamente nei vecchi meccanismi. Così ci domandiamo: perché è bloccato il corpo? La causa si può ricercare nell'enorme capacità che hanno i sensi di registrare sensazioni e selezionarle. Ogni attività umana, dalla più semplice per noi come il camminare, è un’operazione estremamente complicata, possibile solo perché i sensi sono capaci di operare delle scelte, e sebbene captino tutte le sensazioni, le trasmettono alla coscienza, selezionate e scelte in un ordine prioritario. Diceva Edgar Willems: ”C’è una grande differenza tra la consapevolezza intellettuale di un movimento e la consapevolezza sensoriale, dinamica, plastica dello stesso movimento. Rimane ben inteso che una buona tecnica, non si acquisisce con il solo lavoro del pensiero, ma a condizione di non limitare questo pensiero al solo lavoro cerebrale.” E Alfred Tomatis: “Cantare è sempre una sollecitazione dinamica. E’ dimostrato che il cervello per funzionare sul piano del pensiero e ad un livello di creatività (dinamica ben diversa di un uso normale) deve ricevere stimolazioni.” In questo caso, dobbiamo considerare l'emozione come una stimolazione primaria, che sarà condivisa equamente con la respirazione, perché il cervello ha bisogno costante ed impellente di ossigenazione. Questi due elementi creano insieme, l’energia necessaria per produrre il suono. Il rilassamento Chiedere a qualcuno di rilassarsi, senza indurre in lui la funzione interna del principio di rilassamento, è quasi sempre inutile e frustrante e può essere anche dannoso, perché si compie una funzione di spostamento della tensione. Si crea infatti una falsa idea di benessere e distensione, quando in realtà si è semplicemente cambiato il punto della tensione e questo falso appoggio ne provocherà altre con nuove forme. Possiamo distinguere due modi diversi di lavoro sul rilassamento: attivo e passivo; sebbene hiaro che i riferimenti si trovano in ogni lavoro del rilassamento corporeo. Nel cosiddetto passivo si lavora sull'esplorazione interna ed esterna del corpo e sulla ricerca di diversi modi di concepire la respirazione: un lavoro sulla melodia. Il rilassamento attivo invece si concentra sulla mobilità dei muscoli del corpo in movimento unendo alla respirazione l’azione: un lavoro sul ritmo. E’chiaro che tutti gli elementi basici, sono condivisibili nei vari metodi che portano consapevolezza per un uso del corpo diverso, più agile, equilibrato e naturale. Il rilassamento attivo è indispensabile nel canto, nella recitazione e in generale in tutte le manifestazioni artistiche che adoperano il corpo umano come mezzo espressivo. Personalmente, ho trovato nei principi della tecnica Alexander un valido supporto per lavorare al rilassamento interiore e trattare la postura corporea dal punto di vista dinamico. Questo significa unire in un solo concetto, postura e atteggiamento, concependo la “postura” come il lavoro armonico di tutte le parti del corpo e intendendo “l’atteggiamento” come una serie di “maniere” che costruiamo sul nostro fisico e con le quali ci proponiamo davanti al mondo esterno. Il centro di gravità del corpo umano si trova nella regione della terza vertebra lombare, ma cambia nelle diverse posizioni che assume il nostro corpo. Per questo non si può considerare un punto fisso. Mosche Feldenkrais diceva che: “il nostro sistema nervoso, così come il nostro corpo, lavora per ristabilire l'equilibrio piuttosto che per mantenerlo fisso”. Il rilassamento attivo sviluppa il principio evolutivo di recupero del nostro centro di gravità, tornando alle dinamiche che, ci riportano ad un uso efficiente del nostro corpo. Ed è essenziale se vogliamo rieducare la funzione in armonia con noi stessi avere un movimento rilassato attivamente, in modo da prevenire logoramento e usura, cambiando così l'immagine che diamo di noi, modificando il nostro atteggiamento verso il mondo che ci circonda. La respirazione Il modo di prendere fiato è decisivo per la salute dell’apparato respiratorio. La presa d’aria deve essere silenziosa, giacché inspirare rumorosamente, indica una forzatura della muscolatura facciale. L'immagine di annusare un fiore o un profumo, può dare la coscienza della posizione interiore giusta. C'è una differenza fondamentale fra prendere fiato morbidamente, sentendo l'aria che ci penetra senza aver fatto nessuna azione apparente e prendere aria con tensione muscolare, che rende difficile sia introdurre la giusta quantità di fiato, che il suo libero scorrere, perché questo è compromesso da una tensione interiore che ostacola, e può anche bloccare la dinamica del suono. L'aria che prendiamo senza forza è sempre ben dosata, scorre fluida nella fonazione e la libera dal bisogno oppressivo dell'ispirazione. Per questo si può dire con parole di Horst Coblenzer che: “il percepire il corpo viene prima dell'ascoltare il suono.” Così chi pensa che, all’atto di parlare partecipano solo la bocca e la laringe, impara sul proprio corpo, educando così le proprie percezioni che all'attività vocale partecipano tutti i muscoli dei sistemi del movimento, della respirazione e del sostegno diaframmatico. Visto allora, che la funzionalità diaframmatica totale si verifica prevalentemente con la respirazione nasale, la cosiddetta diaframmatica intercostale, il problema è come respirare velocemente per il naso, senza contrazioni negative per la funzione stessa. La risposta sarà che bisogna liberare il processo respiratorio da ogni costrizione, attraverso un recupero sviluppato secondo un preciso e rigoroso studio che non escluda certamente gioco e divertimento. Esercitarsi bene significa più che un’ossessione del fare, un mettere lo studio dentro le azioni comuni alla vita di tutti i giorni. La respirazione rumorosa è ovviamente forzata e porta varie contrazioni sulla base del collo e dei muscoli laterali che così costringono il suono, lo bloccano tra collo e palato e lo portano a risuonare dove non c'è posto sufficiente per la formazione degli armonici fondamentali, fermando così anche il rilassamento attivo, condizione indispensabile per una prestazione vocale di qualità, o più semplicemente per un maggior equilibrio interiore. Infine si considera abitualmente che la respirazione per la bocca sia più veloce ed efficace per la produzione del suono, per questo anziché educare alla buona respirazione nasale, si preferisce adoperare la respirazione bassa, con la falsa idea della comodità e velocità. Questa prassi ha creato la proliferazione enorme del reflusso gastro-esofageo, chiamato oggi “malattia dei cantanti”, così che le persone con problemi di voce oggi giorno debbano andare dal gastroenterologo anziché dall'otorinolaringoiatra. Il suono Il suono della voce viene caratterizzato dal suo volume, dalla sua forma e dal suo colore. Il volume è visto come intensità e può essere misurato, mentre la forma viene determinata dal tono. Il colore è legato alla produzione di armonici, che rinforzano i vari effetti del suono: armonico o disturbato, triste o allegro, chiaro o cupo. La valutazione della qualità del suono dipende prioritariamente da questi parametri, ma nessuno può arrivare ad avere un suono facile, naturale e di qualità, se prima non avrà conquistato la padronanza del suo strumento: il corpo. Avere questo dominio, significa creare un'interazione tra pensiero e mezzo espressivo, tramite il proprio sistema nervoso. Ma, ottenere il controllo del corpo, non significa cercare di dominarlo attraverso la costrizione. Non si educa con la sottomissione ma con l’induzione ad una libertà controllata. E qui si tratta di acquisire un insieme di movimenti, atteggiamenti e posture che danno molteplici benefici: l'aumento dell'energia, più potere di concentrazione e senso di armonia interiore che può dare un'emissione vocale, facile e soddisfacente. Questo significa liberarsi da un uso errato, per riscoprire, un po' alla volta, i meccanismi che ogni uomo possiede dentro di sé e che non avrebbe mai dovuto perdere. L'unica e vera tecnica vocale, è quella che valorizza le potenzialità naturali presente in ognuno di noi. Si tratta, in fondo, di un recupero perché si nasce con la respirazione e l’emissione vocale giusta. (Mai sentito un neonato che, dopo aver urlato per tutta la notte, sia rimasto rauco.) Recuperare significa appropriarsi di un suono nel quale ci si riconosce, non creando mai con l’impostazione, una maniera falsa, che ostacolerà la comunicazione, anziché favorirla. In ogni momento della propria vita, e in ogni lavoro che ci vede impegnati, è importante avere una voce ampia e tranquilla, che parli non solo attraverso le parole, ma con il suono profondo del pensiero condiviso. Così attraverso l'immagine che abbiamo di noi, ci relazioneremo con gli altri creando rapporti più intensi e sinceri. Il canto Il canto è la più fragile delle arti perché ha come strumento principale la psiche umana. Cantare può essere un'azione facile, purché si verifichino determinate condizioni, senza le quali non si possono emettere suoni facili, intonati e di qualità; diciamo che in linea di massima tutti possono cantare, tranne coloro che hanno un forte impedimento fisico, ad esempio nei soggetti con squilibri uditivi, che non portano alla sordità ma ad una percezione distorta del suono che dobbiamo dire nella realtà sono casi molto rari. Tutti gli strumenti, e anche il corpo umano lo è, possono vibrare se sono suonati bene. Solo pochi saranno i virtuosi, è vero, ma tutti potranno dare un contributo culturale a prescindere dal valore qualitativo della prestazione. Insegnare vuol dire educare all'arte, ossia alternare libertà e disciplina, incoraggiando la fantasia individuale e preparando ogni individuo ad aperture più ampie, da inserire nelle regole ferree di una buona e sana vocalità. Questo principio vale, sia per chi vuole fare del canto la sua vita lavorativa, cioè la carriera, ma anche per chi vuole seguire un'esperienza artistica di crescita personale. Diceva Rodolfo Celletti: “Non si è mai saputo a che alludesse Albert Camus nel suo libro La peste, descrivendo un male oscuro che distrugge un’intera collettività. Forse con quella profetica lucidità, che in qualche occasione hanno i grandi artisti, Camus prevede le conseguenze della progressiva perdita di un’identità culturale: l'imbarbarimento del gusto ed il progressivo letargo dell’intelligenza.” Penso che questi elementi oggi condizionino fortemente l'esecuzione musicale in tutti i generi. Il vecchio dilemma “artisti si nasce o si diventa” mantiene intatta tutta la sua attualità. Prima esistevano impedimenti economici e pratici che rendevano difficile la possibilità di cantare a tante persone di talento e volontà. Oggi invece è sicuramente di grande ostacolo la perdita di un'identità culturale, identità che aveva fatto dell'Italia la patria del canto. Tutto questo ha fatto crescere a dismisura false teorie, preconcetti e luoghi comuni rafforzati dalla fretta di arrivare, dalla mancanza di curiosità per la conoscenza e di umiltà, dal bisogno di esprimersi. Ma che si nasca o che si diventi artisti, non si è mai comunque “artisti per caso”. La condizione del vero artista è sempre legata a un intenso lavoro, a una forte volontà e a un grande spirito di sacrificio. Perché non si è mai artista per se stessi. Un interprete è tale, quando riesce a sentire come proprie, tutte le sofferenze del mondo, risparmiando al mondo le proprie sofferenze. Note e bibliografia J.H.Scultz , tedesco, nel 1926 descrive ed analizza il training autogeno Edmund Jacobson, americano, medico e psicofisiologo, ideatore del rilassamento progressivo. “Angustia, tensiòn , relajaciòn” Eduardo Krapf Ed. Paidor Bs. As Horst Coblenzer, tedesco, pedagogista esperto di voce Franz Muhar, tedesco, fisiatra del respiro. “Respiro e voce” Ed. Ubulibri Alfred Tomatis, francese, studioso dell’udito e della fonazione. “L’orecchio e la voce”, Ed. Baldini e Castoldi Frederick Alexander, australiano, attore. Studioso autodidatta delle dinamiche posturali. Il metodo Alexander” Sarah Barker, Ed. Red Mosche Feldenkrais, russo studioso del movimento muscolare, partendo da un approccio fisico-matematico. “Le basi del metodo per la consapevolezza dei processi psicomotori “ Ed. Astrolabio Rodolfo Celletti, italiano, storico della vocalità. “La grana della voce” Ed. Baldini e Castoldi Edgar Willems, belga, pittore, pedagogo, musicologo. “Le basi psicologiche dell’educazione musicale” Ed. CRDM