E le ragazzine crescono… sono ormai giovani donne, attente alla loro salute, alla loro bellezza.
Sono adolescenti piene di energie, di progetti, di voglia di vivere.
Piano piano, negli anni, diventano sempre meno confuse su chi sono e sui loro sentimenti: iniziano ad avere un equilibrio emotivo più stabile.
Parlo delle ragazze di 17-18 anni.
Hanno già cominciato a far l’amore da un po’, hanno usato il preservativo le prime volte, magari hanno già preso una volta la pillola del giorno dopo e, forse, hanno già avuto un ritardo che le ha terrorizzate: e ora
vengono dalla ginecologa.
Vogliono un controllo, vogliono una visita, vogliono prendersi in mano la loro vita sessuale, vogliono saperne di più.
Si sentono grandi… sono grandi. Vogliono scegliere l’anticoncezionale giusto.
Spesso hanno già un ragazzo fisso, l’epoca degli amori-lampo è finita: immaginano il loro futuro, sono ancora confuse ma cominciano a cercare di capire cosa vogliono dalla loro vita.
Consapevoli e informate (da amiche, mamme, internet) arrivano in ambulatorio cercando un confronto, un criterio di scelta, una specialista che chiarisca loro dubbi e confusioni.
Accettano di buon grado la visita ginecologica e fanno molte domande quando spiego loro la posizione dell’utero, quando glielo faccio sentire, quando parliamo di perdite vaginali e igiene intima.
Insomma sono ragazze spigliate, per nulla intimidite dal parlare di genitali e sessualità… forse perché sono figlie di madri “diverse” che le hanno cresciute con il dialogo, l’ascolto e spesso anche con l’omeopatia.
A volte sono ragazzine nate in casa, a volte ho seguito la loro madre in gravidanza…
Mi rendo conto che vivo e lavoro in un ambiente privilegiato.
Le pazienti che vengono al mio studio fanno parte di chi, in questo mondo, pensa che vivere voglia dire crescere, cambiare, cercare, trasformare; sono donne che lavorano su se stesse, che si fanno domande, che
affrontano le relazioni con consapevolezza, che pretendono da un medico chiarezza e professionalità e ascolto: non si accontentano, non delegano la loro salute, ma soprattutto arricchiscono ogni giorno, con le
loro vite e le loro consapevolezze, la mia professione e la mia vita. Quindi mi trovo spesso a ringraziare, fra me e me, il meraviglioso lavoro che faccio.
Ma torniamo alle ragazze.
Mi pongono domande… le prime sulla pillola.
La pillola attrae terribilmente e spaventa… attrae perché comoda, sicura (il metodo più sicuro che c’è), perché rende il flusso prevedibile e controllabile, perché facile da usare.
Per fortuna in Italia la percentuale di donne che utilizzano la pillola è sempre molto bassa rispetto al resto dell’Europa: siamo geneticamente un popolo scettico che si affida poco alla scienza e di più alla coscienza.
La pillola non fa bene, io la ritengo l’ultima spiaggia in fatto di contraccettivi, da utilizzare proprio solo quando non se ne può far a meno.
Ad esempio mi capita di doverla prescrivere ad una ragazza che, per la giovane età, non userebbe mai il diaframma, che non è abbastanza responsabile per il computer e che ha un fidanzato che non riesce ad usare
il preservativo (dico che non RIESCE, non che non VUOLE… incredibile ma di questi tempi anche i giovani uomini hanno mille problemi!).
E allora consiglio la pillola, non le ultimissime pillole, quelle a dosaggio così basso che si rischia di restare incinte alla prima dimenticanza, ma le normali pillole che si usano da anni e che sono ben conosciute e ben
sperimentate.
La pillola ora è anche cerotto o anello vaginale, spesso le ragazze pensano che faccia meno male o che non sia un trattamento ormonale. In realtà che sia assorbita per bocca o dalla pelle o dalla vagina il risultato non
cambia: per essere efficace la pillola deve bloccare la funzionalità ovarica, ed è questo che fa male alla salute!
Quindi se la prescrivo, la prescrivo solo a ragazze sane, con flussi regolari e con un buon equilibrio psicoemotivo.
La pillola modifica il corpo:
- affatica fegato e reni
- aumenta il rischio di tumore al seno se usata per più di 6 anni
- aumenta cellulite e peso (la cosa di cui sono più preoccupate le ragazze)
- rischia di bloccare il flusso mestruale, lasciando per mesi la donna senza mestruazione alla sospensione del contraccettivo
- aumenta mal di testa e infiammazioni genitali.
La pillola modifica l’energia vitale:
- può far calare il desiderio sessuale
- modificare l’umore verso la rabbia o la tristezza
- aggravare lo stato energetico generale, facendo riapparire vecchi sintomi e aggravare quelli presenti.
Quindi quando si arriva insieme alla ragazza alla conclusione di utilizzarla essendo l’unico metodo possibile, cerco di dare prima il rimedio omeopatico di fondo per aumentare l’equilibrio dell’energia vitale e faccio la prima visita di controllo dopo 4 mesi.
In questa visita controllo gli esami, i sintomi fisici, ma anche lo stato emotivo ed energetico globale… se squilibrato provo a fare una terapia omeopatica ma se non migliora sospendo la pillola.
E se scartiamo la pillola?
Allora parliamo del preservativo.
Buon vecchio metodo: semplice da usare e sicuro intorno al 98 %, il profilattico previene il contagio delle malattie sessualmente trasmesse (HIV, epatite C, papilloma virus, clamidia ecc).
Nessuna controindicazione né effetti collaterali. Aumenta la responsabilità maschile verso la contraccezione e aiuta la ragazza a sentirsi amata e rispettata dal suo partner.
Aiuta a percepire il rischio gravidanza come una responsabilità della coppia e non della donna soltanto.
Rischio del preservativo è che si rompa o che venga usato male.
Prudenza dunque: comprarli in farmacia o al supermercato ed evitare le macchinette per strada, evitare quelli super sottili, non tenerli al troppo caldo o troppo freddo.
Metterlo prima che inizi il rapporto!!! Molti uomini hanno piccole gocce di sperma prima dell’eiaculazione: contengono pochi spermatozoi, è vero, ma per fare un bambino ne basta uno!
Quindi il profilattico va messo prima della penetrazione, il sacchetto del serbatoio va tenuto senza aria (se no scoppia come un palloncino) e va controllato che il preservativo non si sfili durante il rapporto; e attenzione
se c’è troppo attrito e poca lubrificazione: è così che si rompe.
Quindi le uniche controindicazione al preservativo sono: la non voglia e la noia ad usarlo o l’impossibilità da parte del ragazzo di avere l’erezione utilizzandolo.
E poi c’è il diaframma
Ai miei tempi all’università di medicina non se ne parlava nemmeno (e credo ora sia anche peggio).
Immaginare la donna responsabile della propria contraccezione, e capace di inserirsi/controllare e gestire un diaframma, metodo meccanico semplice e innocuo, era pretendere troppo da una classe medica che ha
sempre basato il suo potere sulla dipendenza totale del paziente dal professionista.
E infatti negli anni 70 erano i gruppi femministi che, insieme alle ostetriche, insegnavano l’utilizzo di questo metodo a piccoli gruppi di donne: c’era la lezione teorica, le domande, i cartelloni che spiegavano l’anatomia
femminile, e poi la parte pratica: tutte accucciate per terra a cercare il collo dell’utero, a verificare che il diaframma fosse al posto giusto, a capire come toglierlo.
Altri tempi!! Un'altra vita!!
Ora con una piccola lezione teorica/pratica rigorosamente individuale si insegna alla ragazza come mettersi la cupola di gomma e come controllare di averla inserita bene.
Il diaframma ha diverse misure (durante la lezioncina si valuta quella adatta) e si usa con una crema spermicida che va inserita dentro la cupola del diaframma. Il metodo è sicuro perché chimico e meccanico
assieme: la cupola copre l’ingresso all’utero e lo spermicida uccide gli spermatozoi che dovessero riuscire a passare.
La sicurezza è intorno al 99% se usato correttamente.
Lo spermicida ha un periodo di efficacia di 5 ore e il diaframma deve essere lasciato in sede per almeno 6 ore dopo l’ultimo rapporto. Questo significa che il diaframma può essere inserito fino a 4 ore prima di far
l’amore e tolto anche dopo 10 ore.
Il metodo quindi non interferisce nel rapporto tanto quanto un preservativo, non ci si accorge di averlo e non da alcun fastidio né a lui né a lei (un giorno una paziente se lo era dimenticato in vagina dall’ultimo
rapporto… 7 giorni prima!!).
Il diaframma si compra in farmacia, si utilizza, si lava e si riutilizza finché la gomma non si rovina(4-5 anni), si sterilizza solo quando necessario (malattie) se no basta che sia pulito… come il pene, che non viene
sterilizzato! Quindi un metodo semplice, innocuo, sicuro… ma certo non sempre facile e agevole da usare.
Ci sono donne che lo utilizzano per decenni e sono felicissime e altre che non ci pensano nemmeno.
Non tutte le ragazze (e non tutte le donne) hanno una buona dimestichezza coi propri genitali.
Quindi come tutti i metodi contraccettivi il diaframma non è né buono né cattivo: può solo essere adatto ad alcune donne non ad altre.
La scelta è della donna, della coppia e del medico che li aiuta; a proposito di questo: i ginecologi solitamente non conoscono il diaframma, non lo sanno mettere, non sanno spiegare alla donna come usarlo!
Fino ad un anno fa diaframma e spermicidi erano spariti dalle farmacie in Italia, si trovavano solo all’estero, io li facevo ordinare su internet.
Ora sono riapparsi, la ditta che li vende è la Sanico, il diaframma si chiama Omniflex e Archingflex; lo spermicida Contragel.
I grossisti delle farmacie lo procurano in 2-3 gg, e le farmacie lo trovano se si danno un minimo da fare… certo bisogna insistere, è un metodo poco conosciuto.
Per provarlo cercate un centro Aied (ad esempio quello di Pisa) oppure un ostetrica o uno specialista (più facilmente UNA specialista) che abbia fatto i corsi con le ostetriche… purtroppo è un metodo considerato
ancora MOLTO rivoluzionario!
Altri nuovi metodi si stanno imponendo per la per la loro efficacia e per essere innocui e non invasivi. Ne parleremo in modo più approfondito nel prossimo numero.
Dall’inizio della storia dell’essere umano, le donne hanno cercato di calcolare il loro periodo fertile.
Notando che gli animali andavano in calore solo in certi mesi dell’anno si tentava di trovare il ritmo della fertilità anche nelle femmine dell’uomo.
Fino alla prima guerra mondiale la medicina accademica affermava che la donna era fertile per tutto il ciclo mestruale, mentre la medicina popolare riteneva che la fertilità fosse presente solo nel periodo vicino alle
mestruazioni. Ma in realtà nessuna ricerca scientifica certa era stata effettuata fino ad allora.
Fu nel secondo decennio del ‘900 che per la prima volta due medici intuirono la fisiologia del ciclo femminile.
Il dott. Kyusaku Ogino in Giappone (1923/1930) e Hermann Knauss a Praga (1929) pubblicarono quasi contemporaneamente le loro scoperte sulla fertilità femminile.
Essi dimostrarono che il periodo fertile della donna si localizza nei giorni centrali di un ciclo regolare di 28 giorni, e scoprirono che gli spermatozoi possono vivere solo pochi giorni nell’utero femminile.
Fu una grande scoperta scientifica; e permise alle donne di contare in 8-9 giorni al mese il periodo fertile.
Nacque così il metodo Ogino- Knauss.
E nacquero così anche un sacco di bambini! Sì, perché la scoperta era meravigliosa ma di difficile attuazione; i cicli femminili infatti non sono sempre uguali e la fase fertile si sposta di conseguenza.
Il solo conteggio dei giorni non permetteva e non permette di prevedere quando avverrà l’ovulazione in quel ciclo.
Studi successivi portarono a scoprire che la temperatura del corpo (misurata in bocca o in vagina) variava nel ciclo innalzandosi da dopo l’avvenuta ovulazione fino alla mestruazione.
Fu così inventato il metodo Billings: questa tecnica utilizza la misurazione della temperatura basale associandola all’osservazione delle modificazioni del muco cervicale (il muco secreto dal collo dell’utero) e
con questi due parametri stabilisce il periodo fertile della donna.
Ma anche questo metodo presenta molte difficoltà: le secrezioni vaginali posso esserci in molte fasi del ciclo dovute a infiammazioni, e la temperatura basale non sempre è così chiara nella sua interpretazione.
Il Billings è quindi un metodo utile per coppie che non vogliono un bambino ma che sono in condizione di poterlo avere se dovesse succedere, coppie adulte e donne che conoscono bene il proprio corpo.
Recentemente (per fortuna) la scienza ha fatto un passo in avanti: dopo circa 20 anni in cui mi sono ritrovata a raccontare alle mie pazienti sempre i soliti 4/5 metodi contraccettivi finalmente c’è qualcosa di nuovo anche
per il sesso femminile!
E’ l’informatica al servizio delle donne.
Un piccolo computer misura i dati biologici del ciclo e stabilisce la fase fertile dello stesso.
Alcuni apparecchi misurano nell’urina, attraverso appositi stick, la presenza degli ormoni legati al periodo ovulatorio, altri misurano la temperatura basale in bocca e calcolano così il periodo fertile.
Il computer segnala come giorni rossi i giorni fertili in cui non si debbono avere rapporti e segnala come verdi i giorni sicuri..
Il vantaggio dell’uso del computer sta nella sicurezza del metodo (maggiore in quelli che utilizzano la temperatura basale) che unisce alla rilevazione mensile un calcolo statistico e di probabilità basato sui cicli
precedenti.
La sicurezza di questi metodi è intorno al 98/99 per cento.
Un’ottima sicurezza dunque per un metodo assolutamente innocuo e che consente alla donna di conoscere il suo ciclo.
Possono usarli donne con cicli abbastanza regolari, difficile il loro utilizzo dopo i 42/43 anni e nell’età giovanile.
Ovviamente questi computer vanno usati con costanza e regolarità, saltare uno o più giorni di rilevazione dei dati comporta un maggior numero di giorni rossi (fertili) e un maggior rischio di gravidanza.
Inoltre bisogna che la coppia si astenga dai rapporti nei giorni fertili e anche questo non è facile per tutte le coppie.
Riassumendo dunque: vari metodi, con caratteristiche diverse, sicurezze diverse e vantaggi e svantaggi diversi.
Metodi adatti a donne diverse e a coppie diverse.
Non esiste un metodo contraccettivo ideale.
Importante scegliere il metodo migliore per quella coppia che noi siamo, per la salute che abbiamo, per il periodo della vita in cui viviamo, per la sicurezza che dobbiamo avere.